Pubblicato il 18 Gennaio 2025
Una bella regia di Andrea Cigni inscena l'opera di Umberto Giordano nella sua precisa epoca
Chénier un poeta al tempo del Terrore servizio di Simone Tomei

20250118_Lu_00_AndreaChenier_AndreaCigniLUCCA - Al Teatro del Giglio "Giacomo Puccini" è andato in scena il capolavoro di Umberto Giordano Andrea Chénier un dramma che intreccia amore, ideali e morte. Ambientata nella Parigi rivoluzionaria tra il 1789 e gli anni del Terrore, l’opera racconta la struggente storia d’amore tra Maddalena di Coigny, una giovane aristocratica caduta in disgrazia, e Andrea Chénier, poeta idealista travolto dagli eventi storici. La vicenda si apre con un contrasto vibrante: durante un ballo nella dimora dei Coigny, il cameriere Gérard, stanco delle ingiustizie sociali, guida una sommossa di diseredati che interrompe la festa. È il preludio di un crescendo drammatico che culminerà anni dopo, quando il Terrore del periodo storico di Robespierre segna il destino dei protagonisti. Maddalena, ridotta in miseria dopo aver perso tutto, si rifugia da Chénier, che nel frattempo è divenuto un bersaglio dei giacobini della Rivoluzione. Gérard, ora luogotenente di Robespierre e segretamente innamorato di Maddalena, si trova combattuto tra il desiderio di vendetta e il rimorso: nonostante i suoi tentativi tardivi di salvare Chénier, condannato a morte dal tribunale rivoluzuionario, l’inesorabile macchina del Terrore manda il poeta alla ghigliottina. Nel commovente epilogo, Maddalena sceglie di condividere il destino dell’amato, sacrificandosi per morire al suo fianco.
La nuova messa in scena firmata dal regista Andrea Cigni, si presenta come un viaggio emozionante tra storia e simbolismo, capace di unire rigore filologico e profonda intensità emotiva. Cigni disegna una lettura coinvolgente, restituendo con autenticità il contesto della rivoluzione francese e, al tempo stesso, approfondendo le complessità interiori dei protagonisti.

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Queste le sue parole: «Nel lavoro di regia su Andrea Chénier ho cercato di far dialogare la dimensione sociale con quella intima, dando vita ai personaggi con profondità e realismo. Il contrasto tra le classi sociali, sconvolte dalla Rivoluzione Francese, è centrale, ma viene vissuto attraverso le emozioni e i conflitti personali dei protagonisti. La scenografia assume un ruolo chiave nel raccontare questa evoluzione: inizialmente, si presenta con un’immagine quasi oleografica e idealizzata del mondo aristocratico, dove il lusso e l’eleganza suggeriscono un’illusione di stabilità e ordine, dove i vizi della nobiltà e l’insipienza dei nobili vengono caricati quasi all’eccesso. Tuttavia, sotto la superficie, si avverte il fermento del cambiamento. Con l’ingresso del popolo e l’avanzare della rivoluzione, l’estetica si fa via via più cruda e realistica, riflettendo la violenza e il caos del collasso del vecchio regime. Questo progressivo disfacimento visivo accompagna l’intensificarsi della storia d’amore tra Chénier e Maddalena, che si sviluppa in parallelo al crollo delle vecchie strutture sociali
Sin dalle prime battute, lo spettatore viene immerso in una Parigi arcaica, ricca e opulenta, ma già carica di tensioni e fermento. Le scenografie curate da Dario Gessati dipingono con minuzia la città, mentre i costumi di Chicca Ruocco, un raffinato equilibrio tra l’eleganza dell’Ancien Régime e le stravaganze degli Incredibili e delle Meravigliose, enfatizzano il contrasto tra un’aristocrazia in declino e il tumulto delle nuove ideologie rivoluzionarie. Questo accurato impianto visivo non si limita a una semplice adesione storica, ma diventa il mezzo attraverso cui la regia esplora il tema centrale dell’opera: il conflitto tra le spinte politiche collettive e le aspirazioni personali dei protagonisti.
Il respiro corale dello spettacolo trova il suo apice nelle scene di insieme, animate dalle coreografie di Isa Traversi tra le quali merita ricordare il “passo a due” del primo atto, rappresentante una storia d’amore tra un fauno e una ninfa tanto delicato quanto sfrontato, denso di eros e ghiaccio ardente; esso si sviluppa partendo da un’accensione guardinga, poi la gioia luminosa, l’abbandono totale e infine l’addio raggelato nel timido eterno. I movimenti dei quadri centrali, orchestrati con precisione e dinamismo, restituiscono la vitalità e le contraddizioni di una comunità in tumulto, arricchendo la narrazione di sfumature e profondità.

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Sono momenti in cui la regia riesce a intrecciare le dimensioni collettive e intime della storia, offrendo una rappresentazione che pulsa di umanità. Nella parte conclusiva, la realtà tangibile del realismo si trasforma in una sfera più simbolica e evocativa. La prigione, ridotta a una grata attraverso cui filtra una luce dall’alto, diventa un potente simbolo di oppressione e speranza, un’immagine che prepara lo spettatore al drammatico epilogo. Questo passaggio stilistico amplifica l’impatto emotivo del finale, trasformando il sacrificio dei protagonisti in un momento di pura catarsi.
Le luci, firmate da Fiammetta Baldisseri e Oscar Frosio, giocano un ruolo cruciale nel creare un’atmosfera sospesa e densa di significato.
Il M° Francesco Pasqualetti si impegna al massimo nel dirigere l’Orchestra Filarmonia Veneta, ma il risultato complessivo lascia a desiderare. L’esecuzione si caratterizza per un suono spesso “sporco” e insicuro, con numerose imprecisioni soprattutto negli ottoni e nei legni. Le dinamiche appaiono limitate, forse nel tentativo di nascondere una scarsa padronanza della partitura da parte dei professori d’orchestra. Il volume dell’esecuzione è costantemente roboante, talvolta sgraziato e i tempi scelti (o subiti) dal direttore risultano generalmente lenti, arrivando a stancare gli interpreti. Il secondo atto, in particolare, si trasforma in un momento troppo dilatato che toglie leggerezza e intensità a passaggi come Ora soave, sublime ora d’amore, privandoli del loro naturale incanto. Nonostante i tentativi eroici del Pasqualetti di ricomporre l’insieme con gesto preciso e trascinante, il risultato finale non riesce a risollevare le sorti dell’esecuzione, lasciando una generale impressione di irrisolutezza.
Nel ruolo del titolo il tenore Samuele Simoncini offre un’interpretazione schietta e passionale, dominata da un canto sempre centrato e da una vocalità estesa e potente; il suo Andrea Chénier gode di un’ampia linea melodica ed eroicità che sovrasta gli accenti sentimentali.
Nel ruolo di Maddalena di Coigny, Maria Teresa Leva si distingue per una vocalità ricca e sfaccettata, con un timbro caldo e avvolgente che presenta una tessitura morbida e bronzea. Il soprano brilla particolarmente nel registro acuto, dove la sua voce si eleva con luminosità e grande sicurezza. Tra le caratteristiche più evidenti della sua interpretazione, spiccano le mezzevoci cristalline e un fraseggio delicato e ricco di sfumature, che conferiscono alle frasi un’intensità unica, rivelando la capacità dell’artista di esprimere con forza evocativa ogni aspetto del personaggio. La sua evoluzione si dispiega con maestria nel corso dell’opera: inizialmente vivace e spensierata, la sua figura diventa progressivamente più intensa e drammatica, arricchendosi di nuove sfumature emotive. La famosa aria "La mamma morta" emerge come uno dei momenti più potenti della serata, interpretata con passione e raffinato equilibrio, ha restituito al pubblico un'emozione profonda.
Angelo Veccia offre un ritratto incisivo di Carlo Gérard, tratteggiando con maestria ogni sfumatura del complesso carattere del personaggio. La sua interpretazione, impeccabile sia sul piano attoriale che vocale, mette in luce una padronanza scenica naturale e un'emissione vocale sicura e vigorosa. Fin dalla romanza d’esordio, si impone per solidità e intensità espressiva, dando vita a un patriota credibile e appassionato. Il monologo "Nemico della patria" diventa poi il fulcro del suo percorso interpretativo: attraverso un fraseggio articolato e una voce dotata di grande robustezza, il baritono riesce a trasmettere con forza il tormento interiore del personaggio, sospeso tra collera, ideali e una struggente umanità, che culminano infine in un sentimento di perdono e misericordia.
Alessandra Palomba risulta alquanto insufficiente sia nel ruolo della Contessa di Coigny che in quello della commovente Madelon, mostrando un vibrato troppo incontrollato.
Il mezzosoprano Shay Bloch interpreta una Bersi affascinante con voce elegante e timbro caldo.
Fernando Cisneros, nel doppio ruolo di Fléville e Mathieu, si distingue per un’interpretazione ben centrata e vivace, arricchita da una vocalità spavalda e cristallina che esprime appieno la complessità del suo personaggio.
Marco Miglietta, dà vita a L’ Abate e a Un Incredibile vivaci e intriganti, usando uno strumento vocale sempre a fuoco, luminoso che ben si adatta alle diverse sfumature dei due ruoli.
Alessandro Abis è solido e preciso nel ruolo di Roucher, conferendo al personaggio un timbro sonoro, ironico e controllato.
Gianluca Lentini, nei panni di Fouquier Tinville e Schmidt, si dimostra preciso e puntuale, mentre Giorgio Marcello, nel ruolo del Maestro di Casa e Dumas, si fa apprezzare per la sua correttezza e affidabilità.
Il Coro Arché preparato e diretto dal M° Marco Bargagna, regala una prestazione impeccabile e variegata, capace di passare con facilità dalla grazia e delicatezza del primo quadro a una potenza e incisività notevoli nelle scene successive.
Teatro poco affollato, ma caloroso con tutti gli artisti.
(La recensione si riferisce alla recita del 17 gennaio 2025)

Crediti fotografici by Kiwi per il Teatro del Giglio "Giacomo Puccini" di Lucca
Nella miniatura in alto: il regista Andrea Cigni
Sotto, in sequenza, scene dell' Andrea Chénier andato in scena a Lucca





Pubblicato il 21 Dicembre 2024
Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino combina Stravinskij con Puccini con quel che non fu in vita
Mavra e Schicchi insolito dittico servizio di Simone Tomei

20241221_Fi_00_Mavra-GianniSchicchi_DenisKriefFIRENZE – Gli appuntamenti con la lirica dell’anno 2024 del Teatro del Maggio Fiorentino si chiudono con un dittico tanto inusuale quanto sorprendente che ha accostato due atti unici comici, distanti per stile, cultura e linguaggio: Mavra di Igor Stravinskij e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. Se le disavventure dei parenti di Buoso Donati sono ben note al pubblico, l’apertura della serata ha offerto un’immersione in un’atmosfera diversa con Mavra, opera buffa in un atto composta tra il 1921 e il 1922. Ispirandosi alla novella La casetta di Kolomna di Aleksandr Puškin, Stravinskij concepì l’opera durante un soggiorno a Londra, in collaborazione con l’impresario teatrale Sergej Djagilev. L’idea era creare un breve prologo alla ripresa del balletto "La bella addormentata" di Čajkovskij. La brillantezza narrativa di Puškin e il gusto per il paradosso spinsero Stravinskij ad affidare il libretto a Boris Kochno, giovane collaboratore di Djagilev.
La trama ruota attorno a Paraša, una giovane innamorata dell’ussaro Vasilij. Per stare più tempo con lui, Paraša traveste l’amato da donna e lo presenta alla madre come la nuova domestica, Mavra. Tuttavia, l’inganno viene smascherato quando Vasilij è sorpreso a radersi. La madre sviene, la vicina accorre e l’ussaro fugge dalla finestra, lasciando Paraša disperata.
Mavra debuttò a Parigi il 3 giugno 1922, ma senza successo. Nonostante Djagilev ritenesse il finale troppo semplice, Stravinskij si oppose a modificarlo, difendendo l’opera. La partitura fu dedicata a Puškin, Glinka e Čajkovskij, in aperta provocazione verso chi riduceva la musica russa al solo folklore.
L’opera richiama il melodramma italiano, con arie, duetti e quartetti, e una vocalità di ispirazione belcantistica. La scrittura orchestrale, però, è moderna, caratterizzata da influenze jazz, motivi russi e tzigani. Stravinskij crea un contrasto tra la linea vocale tradizionale e un’orchestrazione meccanica e aspra. La strumentazione, con una predominanza di fiati rispetto agli archi, richiama più le sonorità di una band che di un’orchestra classica.

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La regia, le scene e i costumi di entrambi gli spettacoli sono stati firmati da Denis Krief che ha rielaborato il lavoro svolto per il Trittico pucciniano del 2019, mentre sul podio dell’Orchestra del Maggio la solida bacchetta di Francesco Lanzillotta ha saputo restituire con eleganza la vivacità ritmica di Stravinskij e l’ironia toscana di Puccini.
L’accostamento, in apparenza ardito, ha funzionato: la leggerezza di Mavra ha fatto da preludio perfetto alla comicità irriverente di Gianni Schicchi, offrendo al pubblico una serata pre-natalizia raffinata e ricca di contrasti.
La regia di Denis Krief per questo dittico nasce da una riflessione profonda sulla distanza – e al contempo sulla sottile vicinanza – tra due compositori tanto diversi per cultura, contesto storico e sensibilità artistica. Krief stesso riconosce l’azzardo di questo accostamento, descrivendolo come una sfida teatrale. La sua visione parte dalla consapevolezza che, sebbene Stravinskij e Puccini fossero quasi contemporanei, le loro estetiche sembrano collidere più che dialogare. A tal proposito, Krief richiama un aneddoto significativo: durante un viaggio negli Stati Uniti, Dmitrij Šostakovič chiese a Stravinskij cosa pensasse di Puccini. La risposta fu netta: «Detesto la sua musica.»

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Nonostante questa divergenza dichiarata, Krief individua un punto di contatto tra Mavra (1922) e Gianni Schicchi (1918): entrambe sono opere comiche che appartengono al teatro musicale del primo Novecento, pur esprimendo leggerezze e ironie di segno opposto. Krief evita volutamente il termine opera buffa ritenendolo legato a un’epoca ormai passata. Le due opere, infatti, nascono in un periodo segnato dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale e sono figlie di un tempo che cercava nuovi linguaggi per esorcizzare il dramma attraverso la comicità.

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Puccini scrive per il Metropolitan di New York (1919), mentre Stravinskij compone per il Palais Garnier di Parigi (1922). Due palcoscenici monumentali, più avvezzi alle tragedie liriche che alle risate. Tuttavia, come Krief sottolinea con ironia, Puccini fa leva su un cadavere per strappare sorrisi: in Gianni Schicchi il corpo di Buoso Donati viene nascosto in uno sgabuzzino già nelle prime scene. Stravinskij, invece, si limita a far svenire i suoi personaggi, lasciando che il colpo di scena si consumi solo al termine di Mavra .
Entrambe le opere si svolgono in ambienti chiusi, con porte e finestre che separano gli interni dall’esterno. In Mavra l’esterno si manifesta nel desiderio sensuale di Paraša per l’ussaro che si presenta alla finestra. In Gianni Schicchi l’esterno irrompe con il suono di una campana funebre in un momento topico della vicenda, immergendola in un’atmosfera lugubre.
Krief evidenzia anche un parallelismo geografico e narrativo: Mavra si apre su una strada di San Pietroburgo dove l’ussaro puškiniano cattura lo sguardo di Paraša, mentre Gianni Schicchi si affaccia su una Firenze evocata dalle parole di Rinuccio, innamorato sognatore creato dal librettista Giovacchino Forzano. Attraverso questa lettura Krief tesse un filo invisibile tra le due opere, dimostrando che il dialogo tra Stravinskij e Puccini non si basa sulle affinità ma proprio sulle loro differenze.
Il M° Francesco Lanzillotta imprime la sua impronta inconfondibile sulla direzione di Mavra e Gianni Schicchi, affrontando con finezza e sensibilità le sfide di due partiture profondamente diverse. Il maestro penetra con acume nelle pieghe più intime delle opere, rivelandone sfumature nascoste e valorizzandone ogni dettaglio. In Mavra si muove con agilità tra le trame di una scrittura essenziale, quasi interamente affidata ai fiati; la direzione segue con precisione il ritmo incalzante della scena, conferendo energia e dinamismo alla narrazione musicale di Stravinskij. La capacità di far emergere la varietà stilistica dell'opera, dove si alternano momenti melodici e frammenti dissonanti, testimonia un’attenta lettura che unisce rigore ed espressività.
Quando la bacchetta passa a Gianni Schicchi il direttore romano si lascia trasportare da un respiro più ampio, dilatando i tempi senza perdere il mordente che caratterizza l’opera. Il tono ironico e grottesco, intriso di sfumature tipiche del teatro musicale del Novecento, emerge con forza in un’esecuzione che gioca sul contrasto tra la leggerezza comica e l’intensità drammatica. La narrazione musicale riesce così a costruire un ponte ideale tra le due opere, restituendo al pubblico una visione d’insieme coerente, capace di far dialogare la vivacità tagliente e talvolta aspra di Stravinskij con la sagace ironia di Puccini.
L’esecuzione ha inoltre brillato grazie alla straordinaria vis comica di un cast affiatato capace di attraversare con disinvoltura i toni farseschi dei due atti unici.
Julia Muzychenko ha incantato nei panni di Paraša, dando vita a un personaggio frizzante e pieno di slanci vocali luminosi uniti ad un fraseggio curato; la voce agile e cristallina ha sottolineato la spensieratezza e l’astuzia della giovane protagonista. In Gianni Schicchi, la Muzychenko è tornata in scena come Lauretta, regalando un’interpretazione delicata ed emozionante di "O mio babbino caro".
Iván Ayón Rivas, dopo aver prestato la sua energia e presenza scenica all’ussaro Vassilij in Mavra, ha dato prova di altrettanta brillantezza come Rinuccio in Gianni Schicchi. La sua voce calda e potente ha conferito al giovane fiorentino un carattere passionale e vivace, mentre il canto di "Firenze è come un albero fiorito" ha messo in luce il suo nobile fraseggio unito ad un ottimo controllo espressivo.
Kseniia Nikolaieva, nei panni de La Madre di Paraša, ha dominato la scena con una recitazione volutamente sopra le righe e una presenza imponente anche se l’intensità vocale non troppo adeguata ha reso alcune frasi quasi inudibili.
Aleksandra Meteleva ha completato il quartetto con una Vicina arguta e brillante ed una interpretazione convincente sostenuta da un’emissione solida e ben proiettata; nello Schicchi la Meteleva ha interpretato la Cesca con vivace verve.
Passando all’atto unico pucciniano, Roberto de Candia offre una performance magistrale nel ruolo eponimo, con un canto impeccabile che rimane sempre ben centrato e supportato da una recitazione che sembra uscita da un manuale di teatro; la presenza scenica poi, è dominata da una brillante ironia che riesce a dosare con astuzia e verace spontaneità.

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Il resto del cast ha offerto prestazioni di buon livello, contribuendo al successo complessivo dello spettacolo. Valentina Pernozzoli è stata una Zita solida ancorché un po’ troppo sopra le righe sia vocalmente che scenicamente, mentre Hou Yaozhou ha dato vita a un Gherardo convincente. Gonzalo Godoy Sepúlveda ha interpretato Betto di Signa con intensità, e Adriano Gramigni ha reso il personaggio di Simone molto efficacemente ben centrato sulla parola cantata. Davide Sodini ha gestito con bravura i ruoli di Maestro Spinelloccio e Ser Amantio Di Nicolao, mentre Michele Gianquinto ha ben interpretato Pinellino assieme alla buona prova di Huigang Liu come Guccio. Per finire Nikoletta Hertsak eccellente nel ruolo di Nella, e Yurii Strakhov molto efficace come Marco.
La sala non tropo gremita ha elargito applausi a tutti dimostrando un sentito gradimento.
(La recensione si riferisce alla recita del 20 dicembre 2024)

Crediti fotografici: Michele Monasta per il Maggio Musicale Fiorentino Teatro dell'Opera di Firenze
Nella miniatura in alto: il regista Denis Krief
Al centro in sequenza: foto di scena di Mavra
Sotto in sequenza: foto di scena di Gianni Schicchi
 





Pubblicato il 30 Novembre 2024
Il Teatro del Giglio di Lucca ha allungato il nome aggiungendo quello del compositore lucchese
Tosca sancisce l'intestazione a Puccini servizio di Simone Tomei

20241130_Lu_00_Tosca_ClarissaCostanzo_phGaiaCaponeLUCCA – Il 29 novembre 2024, il Teatro del Giglio di Lucca, ora ufficialmente "Teatro del Giglio Giacomo Puccini", ha celebrato il centenario della morte del Maestro con un allestimento di Tosca. La giornata, significativa per la città, ha coinciso con la nuova intitolazione del teatro, rafforzando il legame profondo con il compositore lucchese. Il nuovo allestimento dello spettacolo, con la regia di Luca Orsini, scene di Giacomo Andrico, costumi di Rosanna Monti e luci di Tiziano Panichelli, è stato realizzato in coproduzione con i teatri di Ravenna, Pisa, Livorno, Modena e Ferrara. Questo nuovo allestimento di Tosca vede il ritorno del team creativo che ventidue anni fa, sotto la direzione di Cristina Pezzoli, creò una delle produzioni più acclamate del Teatro del Giglio. Giacomo Andrico, lo scenografo, ci parla della concezione dello spettacolo: «Quando iniziai a lavorare a Tosca con Cristina Pezzoli, il mio primo bozzetto era esattamente quello che stiamo riprendendo ora. L'atmosfera della Tosca che vedremo in scena il 29 novembre richiama una Roma dai tratti piranesiani, archeologica e stratificata, simile al luogo di potere di Scarpia, oscuro e inestirpabile.»
Questo allestimento di Tosca, a cui il teatro ha lavorato per mesi, è un omaggio al Maestro Puccini, realizzato con altissima competenza professionale e artigianale. Luca Orsini, il regista, sottolinea l'importanza di riscoprire la concretezza dell'arte teatrale: «In questo spettacolo si ritrova la concretezza di unarte teatrale che, richiamandosi alla sua memoria, riscopre le sue doti di creazione di mondi attraverso la costruzione di elementi scenografici architettonici e la realizzazione di costumi in maniera artigianale. In un periodo di digitalizzazione sfrenata e intelligenza artificiale, non dobbiamo perdere la tradizione e la capacità di fare a manoche il teatro, in particolare il Teatro di Lucca, patria di Puccini, aveva e possiede ancora.»
Il lavoro registico è stato attento alle esigenze del melodramma ed il lavoro sugli artisti preciso e meticoloso, risultando una recitazione fluida e naturale sempre attenta alla parola scenica.

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La bacchetta del M° Henry Kennedy dirige con buona cura e attenzione della partitura ma talvolta i tempi dilatano un po’ troppo l’interpretazione; si distingue per la cura nella coesione orchestrale e per l’equilibrio tra palco e buca, anche se non mancano piccole incertezze e qualche scollamento. La sua lettura della partitura è attenta ai colori e alla ricchezza timbrica che l’opera richiede, confermando una spiccata sensibilità interpretativa.
L’orchestra Giovanile Luigi Cherubini risponde con gusto alla direzione di Kennedy, mostrando compattezza e una ricerca sonora che valorizza le innovazioni sonore dell’opera. Buona la prova del Coro Arché, preparato da Marco Bargagna, capace di lasciare un’impronta significativa nei due momenti topici dell’opera. Applausi anche per il Coro delle Voci Bianche Puccini 100, guidato da Angelica Ditaranto, che ha lavorato in sinergia con il Coro di Voci Bianche della Cappella di Santa Cecilia di Lucca e il Coro di Voci Bianche della Scuola di Musica “Giuseppe Bonamici” di Pisa, entrambi preparati con cura da Lorenzo Corsaro.
Veniamo adesso agli interpreti:
Clarissa Costanzo affronta il ruolo di Tosca con una voce ampia e timbricamente piacevole, soprattutto nella prima ottava. La giovane soprano alterna momenti di grande suggestione a passaggi più incerti. I registri medio-gravi risultano rotondi e pieni, mentre gli acuti sono discontinui: alcuni ben centrati, altri meno. L'approccio tecnico, caratterizzato da una posizione di canto piuttosto bassa, limita l'omogeneità dell'emissione, incidendo sull'intonazione nei punti più esposti. Tuttavia, in Vissi d'arte, emergono scelte raffinate e un controllo maggiore, con un ultimo atto più convincente rispetto a un inizio incerto. La sua espressività scenica e la musicalità non mancano, ma il percorso tecnico necessita ancora di maturazione, soprattutto per quanto riguarda la dizione.
Potremmo definire Azer Zada, un Cavaradossi in crescita, ma senza slancio; egli infatti affronta il ruolo con una prestazione che guadagna un po’ di spessore atto dopo atto, pur senza mai decollare del tutto. Il primo risulta il più problematico, con un’interpretazione di “Recondita armonia” segnata da suoni secchi e una vocalità spigolosa. Nel secondo atto si avverte una maggiore sicurezza: Zada si muove con discreta padronanza, pur senza slanci di particolare intensità. È nel terzo atto che l’artista sembra finalmente trovare una più consona dimensione, interpretando una “E lucevan le stelle” di discreto livello, con un’emissione più morbida e un timbro che si fa apprezzare per maggiore calore e uniformità. Nonostante questo miglioramento progressivo, la resa scenica rimane piuttosto modesta con interazioni che non riescono mai a tradursi in tensione emotiva-sentimentale che il ruolo richiederebbe. In definitiva, una prova al bordo della sufficienza che non riesce a superare i limiti di un’interpretazione funzionale, priva del carisma necessario per rendere davvero memorabile il personaggio.
Massimo Cavalletti domina la scena nei panni di Scarpia con una presenza vocale che si impone fin dalle prime battute. La sua voce, ampia e naturalmente potente, si distingue per una bellezza timbrica che spicca nettamente sul resto del cast. Il baritono toscano non è solo voce: la sua interpretazione si arricchisce di accenti incisivi e un fraseggio curato, impreziosito da smorzature raffinate che rivelano un’attenzione al dettaglio espressivo. Resta più problematico come già evidenziato in altri ascolti, il registro acuto dove il suono risulta piuttosto “legnoso” a causa di una spinta eccessiva che restituisce suoni fissi e talvolta poco gradevoli. L’ambiente non troppo grande del teatro lucchese tende a sottolineare ancor di più queste mende, mettendo in risalto i limiti ad un’interpretazione che, per quanto potente, non riesce sempre a mantenere omogeneità ed eleganza.

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Nicolò Ceriani offre un’interpretazione del Sagrestano che spicca per presenza scenica e una vocalità autorevole, capace di dare rilievo anche ai passaggi più marginali. La sua è una lettura brillante, mai sopra le righe, in cui ogni gesto e inflessione contribuisce a delineare con precisione il personaggio. La voce, potente e ben proiettata, trova nell’acustica generosa del Teatro un alleato, amplificandone la ricchezza timbrica senza mai risultare eccessiva. Riesci così a catalizzare l’attenzione in ogni intervento, ritagliandosi uno spazio significativo grazie a una performance solida e coinvolgente. La capacità di modulare il suono e l’abilità nell’accentare con esattezza ogni battuta conferiscono profondità e vivacità al personaggio, elevandolo a un livello che va oltre la semplice spalla comica.
Convincenti le parti di fianco. Omar Cepparolli si distingue per un Cesare Angelotti sonoro ed incisivo, mentre Alfonso Zambuto offre una prova corretta nei panni di Spoletta. Buono lo Sciarrone di Eugenio Maria Degiacomi, puntuale Paolo Breda Bulgherini negli interventi del Carceriere. Infine, precisa e convincente Dalia Spinelli nel ruolo del Pastorello.
La sala gremita in ogni ordine e grado elargisce ovazioni convinte per tutti.
(La recensione si riferisce alla recita di venerdì 29 novembre 2024)

Crediti fotografici: Gaia Capone per il Teatro del Giglio "Giacomo Puccini" di Lucca
Nella miniatura in alto: il soprano Clarissa Costanzo (Tosca)
Al centro in sequenza: il tenore Azer Zada (Cavaradossi); Clarissa Costanzo con Massimo Cavalletti (Scarpia); la scena del "Te Deum" che chiude il primo atto
Sotto: ancora Clarissa Costanzo con Massimo Cavalletti






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Di Chénier non ci si stanca mai
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20250128_Ro_00_AndreaChenier_FrancescoPasqualetti_phNicolaBoschettiROVIGO - Arriva collaudato l' Andrea Chénier di Umberto Giordano al Teatro Sociale, proveniente da Lucca: l'allestimento è una coproduzione di Lucca e Rovigo, appunto, con anche il Teatro Verdi di Pisa, il Grande di Brescia, il Fraschini di Pavia, il Sociale di Como e il Ponchielli di Cremona. La scelta del regista Andrea Cigni e del suo staff (scene di Dario Gessati, costumi di Chicca Ruocco, luci di Fiammetta Baldiserri e Oscar Frosio, coreografia di Isa Traversi) è di mantenere la messa in scena nello spirito di un libretto perfetto quale quello approntato, per il compositore foggiano, da Luigi Illica, emiliano di Castell'Arquato: così l'ambiente scelto dal regista è quello del periodo 1789-1894, cioè l'apoteosi e morte del poeta vero, l'Andrea Chénier della Rivoluzione Francese, lui, monarchico costituzionalista iscrittosi al club dei Foglianti che contrastava l'intransigenza politica e gli atteggiamenti forcaioli dei Giacobini di Robespierre.
Chi volesse un'anticipazione di come questo allestimento è stato accolto da critica e pubblico di Lucca poche settimane fa, può cliccare qui .
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Ratto un po' in tedesco un po' in italiano
servizio di Rossana Poletti FREE

20250119_Ts_00_IlRattoDalSerraglio_BeatriceVeneziTRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. Ci sono innumerevoli questioni storiche ne Il Ratto del Serraglio (Die Entführung aus dem Serail) di Wolfgang Amadeus Mozart, in scena al Teatro Verdi di Trieste. C’è la questione del Turco. Soggetto di moda al tempo, perché la paura che fino a qualche tempo prima le invasioni ottomane avevano ingenerato
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Opera dal Centro-Nord
Chénier un poeta al tempo del Terrore
servizio di Simone Tomei FREE

20250118_Lu_00_AndreaChenier_AndreaCigniLUCCA - Al Teatro del Giglio "Giacomo Puccini" è andato in scena il capolavoro di Umberto Giordano Andrea Chénier un dramma che intreccia amore, ideali e morte. Ambientata nella Parigi rivoluzionaria tra il 1789 e gli anni del Terrore, l’opera racconta la struggente storia d’amore tra Maddalena di Coigny, una giovane aristocratica caduta in disgrazia
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Classica
Saccon Genot Slavėk una meraviglia
servizio di Athos Tromboni FREE

20250111_Fe_00_ConcertoSacconGenotFERRARA -  Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e guidato dal prof. Gianluca La Villa ha ripreso l'attività concertistica dopo alcuni mesi di pausa: saranno quattro gli appuntamenti fissati per la corrente stagione, il primo dei quali si è svolto ieri, 10 gennaio, nella sede che ospiterà anche gli altri appuntamenti: era la sala nobile del Circolo dei
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Eventi
Apre Puccini chiude Rossini
redatto da Athos Tromboni FREE

20250120_Bo_00_StagioneOpera_FulvioMacciardiBOLOGNA - Come anticipato nella conferenza stampa di “anteprima” dal sovrintendete Fulvio Macciardi nel luglio dello scorso anno, la Stagione d’Opera 2025 del Teatro Comunale di Bologna proporrà 8 opere in scena e 2 opere in forma di concerto. Le recite si terranno anche per questa stagione al Comunale Nouveau in Piazza della Costituzione 4
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Ballo and Bello
Lo Schiaccianoci dei rumeni
servizio di Athos Tromboni FREE

20241231_Fe_00_LoSchiaccianoci_MariusPetipaFERRARA - Non poteva mancare Lo Schiaccianoci nel periodo delle feste natalizie per il Teatro Comunale "Claudio Abbado". E infatti ecco mobilitato il Balletto dell'Opera Nazionale della Romania per due recite di fine anno a Ferrara (28 e 29 dicembre 2024), recite che hanno praticamente registrato il tutto esaurito. La compagnia rumena, diretta da
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Echi dal Territorio
Ora tocca a Chiatti e Vinco
redatto da Athos Tromboni FREE

20241224_Mc_00_NuoviIncarichiMacerataOperaFestival2025_SandroParcaroliMACERATA - Scambio di auguri e presentazione del nuovo management ieri mattina, lunedì 23 dicembre, nella Gran Sala Cesanelli dello Sferisterio a Macerata: il sindaco e presidente dell'Associazione, Sandro Parcaroli, ha accolto ufficialmente la nuova sovrintendente Lucia Chiatti e il nuovo direttore artistico Marco Vinco scelti per guidare
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Opera dal Centro-Nord
Mavra e Schicchi insolito dittico
servizio di Simone Tomei FREE

20241221_Fi_00_Mavra-GianniSchicchi_DenisKriefFIRENZE – Gli appuntamenti con la lirica dell’anno 2024 del Teatro del Maggio Fiorentino si chiudono con un dittico tanto inusuale quanto sorprendente che ha accostato due atti unici comici, distanti per stile, cultura e linguaggio: Mavra di Igor Stravinskij e Gianni Schicchi di Giacomo Puccini. Se le disavventure dei parenti di Buoso Donati
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Opera dal Nord-Ovest
Gustavo e il Cappello di Paglia
servizio di Simone Tomei FREE

20241216_Ge_00_IlCappelloDiPagliaDiFirenze_GustavoGENOVA - La magia si è realizzata. La macchina narrativa, precisa come un cronografo di alta classe, ha funzionato senza alcun intoppo. Il palco ha vibrato di energia, grazie a un cast affiatato che ha danzato con grazia tra battute e situazioni surreali. Il pubblico del Teatro Carlo Felice ha apprezzato ogni attimo, immergendosi nella visione e nell’ascolto
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Opera dal Centro-Nord
Tosca sancisce l'intestazione a Puccini
servizio di Simone Tomei FREE

20241130_Lu_00_Tosca_ClarissaCostanzo_phGaiaCaponeLUCCA – Il 29 novembre 2024, il Teatro del Giglio di Lucca, ora ufficialmente "Teatro del Giglio Giacomo Puccini", ha celebrato il centenario della morte del Maestro con un allestimento di Tosca. La giornata, significativa per la città, ha coinciso con la nuova intitolazione del teatro, rafforzando il legame profondo con il compositore lucchese. Il nuovo
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Personaggi
E il Regio si prende Battistoni
redatto da Athos Tromboni FREE

20241129_To_00_NuovoDirettoreMusicale_AndreaBattistoni_phDanieleRattiTORINO - «Il Teatro Regio di Torino è lieto di annunciare la nomina di Andrea Battistoni a Direttore musicale, un momento fondamentale per il Teatro e il suo futuro. Battistoni, figura di spicco nel panorama musicale internazionale, entrerà in carica ufficialmente dal 1° gennaio 2025, con un mandato che abbraccerà le prossime due Stagioni.» È la
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Echi dal Territorio
Torna il Comitato per i Grandi Maestri
servizio di Athos Tromboni FREE

20241127_Fe_00_Stagione2025CircoloNegozianti_ChristianSacconFERRARA - Il Comitato per i Grandi Maestri fondato e diretto dal prof. Gianluca La Villa, dopo un periodo di pausa, riprenderà nel 2025 l'attività con una serie di appuntamenti musicali principalmente a Ferrara, nel salone nobile di Palazzo Roverella (Circolo dei Negozianti), ma anche a Lucca, nella Chiesa dei Servi. Si tratta di cinque concerti
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Opera dal Nord-Ovest
Un eccellente Roberto Devereux
servizio di Simone Tomei FREE

20241124_Bg_00_RobertoDevereux_JessicaPratt_phGianfrancoRotaBERGAMO - La versione napoletana del Roberto Devereux inaugura la decima edizione del Donizetti Opera Festival 2024. Il capolavoro di Gaetano Donizetti fin dalla sua prima rappresentazione al Teatro di San Carlo di Napoli nel 1837 ha riscosso grande successo. Ghiotta occasione per il festival bergamasco che la presenta nell’edizione critica
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Opera dal Nord-Ovest
Lucia di Lammermoor impiccata a Genova
servizio di Simone Tomei FREE

20241123_Ge_00_LuciaDiLammermoor_NinaMinasyanGENOVA - Il nuovo allestimento della Lucia di Lammermoor curato dal regista  Lorenzo Mariani per la Fondazione Teatro Carlo Felice, in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna e l’Abao-Olbe di Bilbao, ha visto una regia carica di situazioni forti e simboliche e talvolta inopportune. Lo spettacolo si apre con un'immagine scioccante
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Vocale
Vissi d'arte. Vissi per Maria
servizio di Athos Tromboni FREE

20241120_Fe_00_VissiDArteVissiPerMaria_MariaCallasFERRARA - Non è facile evocare il mito di Maria Callas portando in scena uno spettacolo che la racconta, senza sporcare o comunque pasticciare impropriamente i contenuti di quella che fu la vita turbinosa e la virtù artistica della grande cantante. Ci hanno provato i componenti del trio Ensemble Musica Civica con Dino De Palma (violino), Luciano
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Eventi
La stagione sinfonica 2025 dei felsinei
redatto da Athos Tromboni FREE

20241119_Bo_00_StagioneSinfonica_MacciardiFulvioBOLOGNA - Ventuno concerti costituiscono l’ampia e variegata offerta sinfonica, che caratterizza la stagione 2025 del Teatro Comunale di Bologna, in programma dal 12 gennaio all’11 dicembre 2025 all’Auditorium Manzoni, alle 20.30 nei giorni feriali e alle 17.30 la domenica. Sono ben 20 gli appuntamenti in abbonamento, che spaziano dal
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Opera dal Nord-Est
La Traviata dello sballo
servizio di Rossana Poletti FREE

20241118_Ts_00_LaTraviata_EnricoCalessoTRIESTE - Teatro Lirico “Giuseppe Verdi”. La Traviata, che ha aperto la stagione lirica del Verdi, denota subito un tratto lampante della regia di Arnaud Bernard: l’evidenziare in maniera sguaiata la licenziosità dei costumi. Di fatto parliamo di una mantenuta che, se anche moralmente riscattata nel finale da Alfredo, come pure dal padre di lui,
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Opera dal Nord-Ovest
Don Pasquale č un vaudeville
servizio di Athos Tromboni FREE

20241118_Bg_00_DonPasquale_RobertoDeCandia_phGianfrancoRotaBERGAMO - La sorpresa più lieta, arrivando a teatro per la "prima" del Don Pasquale del Festival Donizetti 2024, è stata che abbiam trovato disponibile un libretto (anzi, un libro) a stampa come succedeva nei migliori anni del secondo Novecento e come non succede quasi più in nessun teatro, specie se di provincia. Il libretto (anzi, il libro) contiene
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Opera dall Estero
Madama Butterfly ciak si gira
servizio di Ramón Jacques FREE

20241118_00_LosAngeles_MadamaButterfly_KarahSon_phCoryWeaverLOS ANGELES (USA), Dorothy Chandler Pavilion - Il mese di settembre segna l'inizio di quasi tutte le stagioni dei teatri d'opera americani, e la Los Angeles Opera, uno dei teatri più importanti del Paese, che propone un'interessante offerta di titoli, ha inaugurato il proprio ciclo con la già celebrata e apprezzata Madama Butterfly di Giacomo Puccini
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Vocale
Requiem salvato dalle voci
servizio di Simone Tomei FREE

20241027_Li_00_RequiemVerdi_EricLederhandler_phTeamBizziLIVORNO - Rappresenta un debutto assoluto per il Teatro Goldoni e più in generale per i teatri livornesi l’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, uno dei più grandi e sentiti capolavori del Cigno di Busseto, che fino ad oggi aveva avuto un'unica esecuzione nella città labronica nel 1986 a Villa Mimbelli. È con questo concerto inaugurale
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