Pubblicato il 27 Ottobre 2024
La partitura del 1874 di Giuseppe Verdi dedicata alla memoria di Manzoni per la prima volta a Livorno
Requiem salvato dalle voci servizio di Simone Tomei

20241027_Li_00_RequiemVerdi_EricLederhandler_phTeamBizziLIVORNO - Rappresenta un debutto assoluto per il Teatro Goldoni e più in generale per i teatri livornesi l’esecuzione della Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, uno dei più grandi e sentiti capolavori del Cigno di Busseto, che fino ad oggi aveva avuto un'unica esecuzione nella città labronica nel 1986 a Villa Mimbelli. È con questo concerto inaugurale quindi, che prende il via la stagione lirica 2024-2025 e mi piace riportare qui un piccolo estratto del comunicato stampa del Teatro a suffragio di questa scelta: «... Oltre alle motivazioni artistichedicono dal Goldoni c’è sembrato quanto mai opportuno aprire la stagione lirica con quest’opera, soprattutto in un periodo come il nostro, segnato da guerre e conflitti sanguinosi: quei fortissimi e ripetuti terribili accenti del “Dies irae” (i Giorni dell’ira) del Giudizio finale che ridurranno “il mondo in cenere”, attraversano con potenza e drammaticità tutta la partitura e sono oggi più che mai un monito su un futuro quanto mai incerto e minaccioso
Il legame tra Giuseppe Verdi e Alessandro Manzoni non è documentato da molte lettere ma esistono testimonianze che offrono uno sguardo significativo sul rispetto e l'ammirazione che il compositore nutriva per il celebre scrittore. Un esempio eloquente di questo sentimento si concretizza nella dedica della Messa da Requiem che Verdi volle dedicare a Manzoni, una scelta dettata non solo dall'intensità del loro legame spirituale ma anche da una profonda stima intellettuale.
Il progetto di un Requiem, per la verità, era germogliato già qualche anno prima, in seguito alla morte di un altro grande della musica italiana: Gioachino Rossini, nel 1868. In quell’occasione, Verdi si era proposto di comporre un'opera corale dedicata al maestro pesarese, un progetto che però non giunse mai a pieno compimento.
Tuttavia, fu la scomparsa di Manzoni, nel 1873, a toccare Giuseppe Verdi in maniera così profonda e personale da spingerlo a realizzare questo imponente lavoro per celebrare il poeta e romanziere milanese.

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La Messa da Requiem, eseguita per la prima volta a Milano il 22 maggio 1874 nel primo anniversario della morte di Manzoni, è un'opera monumentale in cui traspare tutta l’intensità delle emozioni di Verdi. Ogni movimento e ogni nota sembrano voler comunicare il rispetto, il dolore e la commozione che la scomparsa di Manzoni suscitò nel compositore. In questo lavoro ogni frase musicale racconta una storia di passione e di sentimenti vibranti, trasformando il Requiem in un dialogo intimo e universale insieme, in cui Verdi ha riversato tutte le sfumature del proprio animo e dell’ammirazione verso il letterato.
Con la Messa da Requiem, Verdi non celebra solo la memoria di Manzoni, ma riflette sull'esistenza umana, sulla fragilità della vita e sull’inevitabilità della morte, regalandoci un capolavoro che resta una delle vette della musica sacra.
«... Vi sono delle nature virtuosissime che hanno bisogno di credere in Dio: altre, ugualmente perfette, che sono felici, non credendo a niente ed osservando solo rigorosamente ogni precetto di severa moralità.
Manzoni e Verdi!... Questi due uomini mi fanno pensare, sono per me un vero soggetto di meditazione. Ma le mie imperfezioni e la mia ignoranza mi rendono incapace di sciogliere l’oscuro problema
...» (da una lettera di Giuseppina Strepponi a Clarina Maffei del 3 settembre dello stesso anno, nel quale i nomi di Verdi e Manzoni appaiono associati - tratta da Frank Walker, L’uomo Verdi).
Esiste una distinzione profonda tra religiosità e spiritualità, due concetti che spesso vengono confusi ma che possono, invece, divergere notevolmente. Per comporre un'opera come questa è necessario attingere a una dimensione spirituale autentica, che non implica necessariamente un percorso di fede tradizionale o un'adesione al dogma religioso. Questo è evidente anche in un’altra lettera di Giuseppina Strepponi, moglie di Verdi e devota credente, indirizzata al medico veneziano Cesare Vigna. Nella lettera ella riflette sul rapporto tra spiritualità e positivismo, rispondendo proprio a un libro inviatole dal dottor Vigna. Questo scambio epistolare mette in luce il dialogo aperto tra differenti visioni del mondo: da un lato, il positivismo scientifico e razionale di Vigna; dall'altro la sensibilità spirituale della Strepponi, che pur essendo profondamente religiosa, comprende l'approccio laico e spirituale del marito. Questo scritto rivela come la spiritualità possa rappresentare un terreno comune, indipendente dal dogma religioso, capace di unire riflessioni profonde su fede e scienza. «... Verdi è artista, tutti s’accordano nell’accordargli il dono divino del genio; una perla d’onest’uomo, capisce e sente ogni delicato, ed elevato sentimento, con tutto ciò, questo brigante si permette d’essere, non dirò ateo, ma certo poco credente, e ciò con una ostinazione ed una calma da bastonarlo. Io ho un bel parlargli delle meraviglie del cielo, della terra, del mare, etc. etc. Mi ride in faccia e mi gela in mezzo del mio entusiasmo tutto divino col dirmi: siete matti! e sfortunatamente lo dice in buona fede …»

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In questa musica risplende una profonda spiritualità, ma c’è molto di più: qui si manifesta il Genio. Ogni nota, intrecciata con la parola in modo magistrale, diventa veicolo di un’immensità che si trasforma in un dono generoso di emozioni, trasmesse attraverso le voci dei protagonisti di questa serata. È un’esperienza che trascende la semplice esecuzione musicale, offrendo al pubblico un viaggio intenso e toccante, in cui l’arte si fa messaggera di sentimenti universali e senza tempo.
Le parole sono belle, ma i fatti livornesi da un punto di vista prettamente strumentale, tradiscono quanto la partitura vuole rappresentare. La direzione del M° Eric Lederhandler alla guida dell’Orchestra del Teatro Goldoni sembra aver travisato lo spirito autentico del Requiem. Nonostante la partitura di Verdi esiga un’esecuzione ricca di pathos e sfumature, la scelta di tempi eccessivamente accelerati, le sonorità bandistiche talvolta imprecise - soprattutto nella sezione degli ottoni - e un gesto direttoriale squadrato e impersonale hanno restituito un’esecuzione rigida e meccanica, impoverendo la naturale fluidità espressiva dell’opera. L’approccio di Lederhandler freddo e scandito da un metronomo quasi implacabile ha puntato su dinamiche sonore eccessivamente roboanti, oscurando la tensione drammatica e la profondità emotiva volute da Verdi. I momenti lirici e intimisti, che richiederebbero un tocco delicato e sfumato, sono stati sacrificati in favore di un impeto eccessivo che ha impedito agli interpreti di comunicare appieno l’intensità dei sentimenti.
L’esecuzione della Messa da Requiem è avvenuta in un’ora e quindici minuti…  mi pare un po’ pochino.
Nonostante questi limiti da me riscontrati nell’agogica direttoriale, vengo adesso a dire dei bravi interpreti vocali.
Il soprano Marianna Mappa ha messo in luce una vocalità brunita dal timbro robusto e ricco di sfumature, alternando con eleganza accenti poderosi a delicati cammei che hanno conferito all’esecuzione una cifra di finezza ed espressività.
L’altra voce femminile, il mezzosoprano Irene Molinari, si è messa in luce per  un’interpretazione di spessore affrontando con cura le complesse pagine a lei affidate; ottimo è stato anche l’equilibrio nei brani d’insieme, dando prova di grande sensibilità nel dialogo musicale con gli altri interpreti. Particolarmente riusciti il "Liber scriptus", in cui ha brillato per potenza espressiva, e il sublime "Recordare", dove la fusione delle due voci femminili ha generato una preghiera musicale di rara dolcezza e profondità emotiva.
Il tenore Raffaele Tassone si è distinto per una freschezza vocale notevole e un’eccezionale capacità di adattamento alle sfumature richieste dalla partitura. Nel celebre e impegnativo "Ingemisco" ha saputo passare con agilità da momenti di grande intensità a passaggi più eterei e riflessivi, mostrando padronanza tecnica e sensibilità interpretativa.
Di grande rilievo l’approccio musicale del basso Yongheng Dong che ha dimostrato di possedere una vocalità di ragguardevole timbro e potente proiezione. Fiore all’occhiello della sua interpretazione è stato il fraseggio nobile ed elegante che gli ha permesso di affrontare con sicurezza sia le note più impervie quanto i passaggi nell’avello del registro grave. Il suo bel legato e la capacità di interagire con sensibilità con gli altri artisti hanno conferito alla sua esecuzione una signorilità espressiva emersa in ogni momento musicale.
Il Coro del Teatro Goldoni preparato e diretto dal M° Maurizio Preziosi - in una formazione rinforzata per l’occasione - ha offerto una prestazione di tutto rispetto, caratterizzata da precisione e compattezza  musicale. La qualità della preparazione si è rivelata evidente in ogni intervento corale, ma l’equilibrio complessivo è stato a tratti compromesso da un’orchestra troppo sonora e poco attenta alle esigenze delle voci che ha finito spesso per vanificare parte degli sforzi corali. Nonostante queste difficoltà il Coro ha mantenuto una buona quadratura musicale, confermando la validità del lavoro di studio svolto.
Teatro abbastanza gremito ma non affollato; il pubblico ha chiamato più volte i protagonisti alla ribalta con applausi sentiti.
(La recensione si riferisce al concerto di sabato 26 ottobre 2024)

Crediti fotografici: Foto Team Bizzi per il Teatro Goldoni di Livorno
Nella miniatura in alto: il direttore Eric Lederhandler
Al centro e sotto in sequenza: panoramiche su soli orchestra e coro





Pubblicato il 23 Settembre 2024
Un concerto ha fatto da 'preludio' alla prima mondiale dello spettacolo di Artemis Danza
Donne nelle arie di Puccini

20240924_Fe_00_DonneNelleArieDiPuccini_NicolettaContiFERRARA - Il Teatro Comunale "Claudio Abbado" ha inaugurato il Festival di danza contemporanea con una prima esecuzione mondiale dello spettacolo Puccini's Opera - Voci di donne realizzato dalla coreografa e regista Monica Casadei con la sua Compagnia Artemis Danza di Parma.
Nell'ambito della giornata dedicata a questo importante appuntamento coreutico, gli allievi del corso di alto perfezionamento tenuto a Ferrara dal maestro Leone Magiera (presidente onorario del Teatro Abbado) hanno omaggiato sia l'evento spettacolare, sia il centenario della scomparsa di Giacomo Puccini con un impegnativo concerto dal titolo altrettanto impegnativo: Donne nella arie di Puccini.
In realtà non si è trattato solo di 'donne' perché a cantare arie, duetti, quartetti pucciniani c'erano anche un baritono e un tenore.
Al pianoforte sedeva la pianista e direttore d'orchestra Nicoletta Conti mentre in pedana erano, appunto, il tenore Carlo Emilio Confalonieri e il baritono Donato Di Gioia contornati da uno stuolo invidiabile di giovani soprani; Giada Bastoni, Annalisa Ferrarini, Mariia Komarova, Paola Pelella, Rosa D'Alise e Bohui Yao.
Insieme ad arie poco frequentate anche in concerto quali "Se come voi piccina" (Le Villi), "Questo amore" (Edgar), "Il bel sogno di Doretta" (La rondine) sono state eseguite le più belle arie del repertorio pucciniano quali "Sì mi chiamano Mimì" e il valzer di Musetta "Quando men'vo" (La bohème), "Vissi d'arte" (Tosca), "Un bel dì vedremo" (Madama Butterfly), "O mio babbino caro" (Gianni Schicchi), "Signore ascolta" e "Tu che di gel sei cinta" (Turandot), oltre al duetto finale del primo quadro ("O soave fanciulla") e al quartetto finale del terzo quadro di Bohème ("Ci lasceremo alla stagion dei fior" con il recitativo/litigio di Marcello e Musetta).

 

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Sotto l'attenta esecuzione strumentale di Nicoletta Conti al pianoforte, gli allievi di Leone Magiera si sono distinti per l'ottima preparazione e per la particolare propensione ad interpretare anche col gesto (oltre che con il canto) i momenti più emotivamente significativi delle seducenti melodie scritte dal sor Giacomo.
Il numeroso pubblico presente nel Ridotto del Teatro Abbado, ha riservato ai cantanti e alle cantanti molti gratificanti applausi, meritatissimi.
Il commento a caldo del maestro Marcello Corvino (direttore artistico del Teatro Abbado) è stato: «... questi ragazzi stanno seguendo le lezioni di Magiera da poco più di tre mesi; io ero presente durante le selezioni di ammissione al corso e devo dire che il miglioramento e la crescita artistica rispetto a tre mesi fa è veramente sorprendente.»
A coronamento dell'applauditissimo concerto, è stato offerto come bis fiori programma l'aria da camera, sempre di Puccini, Sole e amore dove hanno cantato tutti, alternandosi frase dopo frase del libretto e concludendo sull'ultimo verso in un assieme come coro. (a.t.)
(il servizio si riferisce al concerto di Domenica 22 settembre 2024)

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Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica Uncalm
Nella miniatura in alto: la pianista e direttore d'orchestra Nicoletta Conti
al centro, in sequenza: Giada Bastoni, Annalisa Ferrarini, Donato Di Gioia, Mariia Komarova, Carlo Emilio Confalonieri e Paola Pelella, Rosa D'Alise, Bohui Yao, Nicoletta Conti (al pianoforte), Donato Di Gioia e Bohui Yao
Sotto: tutti assieme per il bis Sole e amore





Pubblicato il 15 Maggio 2024
L'oratorio di un Nicola Porpora giā musicalmente maturo messo in scena da Ravenna Festival
La Divina Giustizia canta il monito sevizio di Athos Tromboni

20240515_Ra_00_RavennaFestival_IlTrionfoDellaDivinaGiustizia_NicolaValentini_phZani-CasadioRAVENNA - Entrando nella Basilica di San Giovanni Evangelista si resta colpiti dalla sobrietà e insieme solennità delle architetture. La chiesa fu eretta dall’imperatrice Galla Placidia negli anni successivi al 424 dopo Cristo, per sciogliere un voto espresso durante una rovinosa burrasca in mare in cui era incappata al ritorno da Costantinopoli: se fosse riuscita a salvarsi dal naufragio, avrebbe eretto una chiesa come segno di ringraziamento a Dio per lo scampato pericolo. E così fece una volta rientrata a Ravenna, come ricorda il testo del Liber Pontificalis di questa chiesa ravennate e la stessa iscrizione in marmo presente sul portale d’ingresso: «Galla Placidia, suo figlio Placido Valentiniano Augusto e sua figlia Giusta Grata Onoria hanno rispettato i voti presi per essere stati salvati dalle intemperie del mare
Nel corso dei secoli, l’edifico ha subìto svariati interventi di ripristino e restauro, soprattutto all’indomani del 1944 quando la Basilica fu ampiamente danneggiata da bombardamenti aerei che causarono la distruzione non solo del ciclo di affreschi del XII-XIV secolo ma anche dei mosaici dell’abside.
Nel suggestivo ambiente di questa Basilica, Ravenna Festival ha prodotto l'oratorio in due parti  di Nicola Porpora, Il trionfo della Divina Giustizia ne’ tormenti e morte di Gesù Cristo.
Per la Congregazione di Nostra Signora de’ Sette Dolori di Napoli, che commissionò nel 1716 a Porpora la partitura, si trattava di un lavoro da eseguirsi la settimana precedente quella di Pasqua, con la finalità di rievocare gli avvenimenti riguardanti la passione e la morte di Gesù, offrendo ai fedeli, com’era consuetudine, l’occasione di immergersi in considerazioni dottrinarie ed esegetiche, talora affidate a personaggi allegorici  (in questo caso alla Divina Giustizia).

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Il tutto, poi, culminava nel Compianto sul Cristo morto tra le braccia della Madonna, sua madre, immagine adatta a “muovere gli affetti”, a suscitare quella commozione che conteneva in sé il monito d'astenersi da ogni peccato, come ha ben spiegato il musicologo e revisore della partitura, Gaetano Pitarresi, nelle note del programma di sala.
Ravenna Festival (per intervento e mano di Angelo Nicastro) ha scelto di unire, dunque, riflessione ed emozione realizzando una messa in scena minima, e in costume, anziché affidarsi alla forma del concerto oratoriale; per suscitare la pietà e la partecipazione degli ascoltatori. Nessuna trasgressione, né edonistica, né filologica, perché questo oratorio, anche all'epoca di Porpora, probabilmente non veniva eseguito nella statica e fredda forma di concerto, ma piuttosto era legato alla pratica delle sacre rappresentazioni, quindi dotato di una propria seppure semplice drammaturgia e di elementi rappresentativi, capaci di catturare l’attenzione e fissare i cardini della narrazione.
Così a Ravenna, all'inizio della rappresentazione, entra in scena la Divina Giustizia (al secolo, il soprano Erica Alberini) mentre il direttore dell'Ensemble Dolce Concento, maestro Nicola Valentini, dà il La alla sinfonia iniziale. Erica Alberini incede lentamente, ha una candela la cui fiammella vibra passo dopo passo senza spegnersi, e si china su otto ceri accendendoli uno dopo l'altro.
Dopo l'accensione dei ceri, la Divina Giustizia esce di scena per comparire dal fondo della basilica guidando la processione, con Maria, la madre di Gesù (il contralto Candida Guida), l'apostolo Giovanni (il tenore Angelo Testori) e l'immancabile Maddalena di Magdala (il soprano Chiara Nicastro). Portano ognuno un cero acceso che depositano in maniera sparsa fra gli altri otto ceri già precedentemente accesi: saranno 12 fiammelle tremolanti al soffio anche solo d'uno sternuto; ma il numero è simbolico ed evocativo (12 gli apostoli, 12 i mesi dell'anno, 12 i cicli lunari, 12 i segni dello zodiaco, 12 le costellazioni che percorre il sole durante l'anno, 12 le vertebre toraciche del nostro corpo, due volte 12 le nostre costole, 12 le stelle della bandiera europea indipendentemente dal numero delle nazioni aderenti all'Unione; e si potrebbe continuare nell'elenco...)
Depositati i ceri, i personaggi si recano dietro l'altare da dove canteranno, come singoli e come coro, le proprie parti.
Poi la Divina Giustizia si reca all'ambone e da lì canterà il suo monito e il significato del proprio intervento come "messaggera" di Dio. Ogni personaggio andrà a cantare le proprie parti anche davanti, schiena all'altare fronte all'orchestra, alternandole con frequenti ritorni dietro l'altare, soprattutto quando prevale la funzione di Coro.

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Il Compianto prende via via forma e sostanza, anche se  le lamentazioni di Maria, di Giovanni, di Maddalena, vengono consolate dalle parole ispirate della Divina Provvidenza, tese a dimostrare che l'immanente è logico anche se tragico; e la fede nella volontà di Dio è dovuta,
La prima parte dell'oratorio si conclude con un contrappunto fugato a 4 voci di superba scrittura (Porpora) e di magnifica concertazione (Valentini), una bella esecuzione musicale e vocale che ha saputo "muovere gli affetti" oltre lo zenit delle più alte emozioni. Encomiabile Nicola Valentini sul podio e bravissimi i musici (Lucrezia Nappini e Stefano Gullo, violini; Alice Bisanti, viola, Paolo Ballanti, violoncello; Sebastiano Barbieri, contrabbasso; Filippo Pantieri, clavicembalo); perfetti i cantori.
Nella seconda parte dell'oratorio è intervenuta, ponendosi all'ambone, anche la tromba barocca (Simone Amelli) e la musica d'accompagnamento ha assunto quella solennità e gravità che preludevano alla crocifissione di Gesù e all'adorazione della croce come simbolo di salvezza, non solo dunque strumento di agonia e morte infame. I ceri vengono spostati, sempre dalla Divina Giustizia, per formare una croce di fiammelle. È la croce ai piedi della quale si accascia Maria, affranta dalla pietà di madre per il figlio inchiodato ai legni; e subito il personaggio esce dalla ieraticità dottrinale per divenire donna e madre dalla sofferenza palpabile, dolore condivisibile, singulto e pianto della fragilità umana di fronte alla ferocia umana: «... Ma già che legge eterna / morte d'amara croce a un Dio prefisse / perché lungi non è dal suo morire / d'acuti chiodi il barbaro martìre? ...»
Il testo dell'oratorio musicato da Nicola Porpora è di un poeta rimasto anonimo. Nella Basilica di San Giovanni Evangelista non abbiamo assistito a una edizione integrale, alcuni tagli (peraltro non inficianti il valore drammaturgico dell'opera) sono stati fatti, preventivamente dichiarati anche nelle pubblicazioni del Festival ravennate.
E comunque è stata una eccellente esecuzione, quella cui abbiamo assistito.
Nicola Valentini è studioso ed esperto del barocco (ma non solo) come egregiamente ha saputo dimostrare dirigendo con le mani senza bacchetta, dando le indicazioni necessarie ai cantanti a tempo giusto, mimando a loro guida gli incipit di ogni versetto; le giovani voci in scena si sono dimostrate all'altezza del canto barocco più specialistico: Erica Alberini nel personaggio della Divina Giustizia ha messo in mostra musicalità, buona intonazione, mimica e gesto espressivi; Candida Guida (Maria) ha quel colore brunito e rotondo che fa del suo timbro contraltile una vera delizia all'ascolto; Angelo Testori (Giovanni) ha emissione morbida, ottima nel medium, e fraseggio vario e sfumato adatto per il barocco; Chiara Nicastro (Maddalena) oltre alla bella vocalità di soprano leggero ha una gestualità corporale e una mimica facciale da attrice drammatica.
Pubblico non numeroso alla "prima" rappresentazione cui abbiamo assistito a Ravenna Festival, ma molto molto caloroso al termine, dopo aver seguito tutto l'oratorio in silenzio e concentrazione. Ma chi non ha assistito alla "prima" può recuperare: repliche ogni giorno alle ore 19 fino al prossimo 19 maggio.
(La recensione si riferisce alla recita di martedì 14 maggio 2024)

Crediti fotografici: Zani-Casadio per il Ravenna Festival
Nella miniatura in alto: il direttore Nicola Valentini
Al centro in sequenza: Candida Guida (Maria), Chiara Nicastro (Maddalena) e Angelo Testori (Giovanni); ancora Chiara Nicastro e Candida Guida; Erica Alberini (Divina Giustizia); ancora il direttore Nicola Valentini
Sotto: panoramica sulla seconda parte dell'oratorio; e a seguire due suggestive forografie di Zani-Casadio sulla prima e sulla seconda parte dell'oratorio






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Parliamone
Butterfly piccina mogliettina
servizio di Athos Tromboni FREE

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Fin dall'aprirsi del sipario si capisce immediatamente che il regista ha la mano pratica (e convincente) per dare a Giacomo Puccini ciò che è di Puccini: fedeltà al testo dei librettisti Illica e Giacosa e rispetto di quanto il compositore lucchese aveva studiato e realizzato per la sua "opera esotica" scritta tra il 1901 e il 1904; fedeltà al punto da mettere in scena (da parte di Tonon) non l'harakiri di Cio-Cio-San
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La Euyo prende residenza a Ferrara e Roma

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web_20241005_Fe_00_OperaEDanza2024-2025_MarcoGulinelliFERRARA - È stata presentata ieri la nuova stagione 2024/2025 di Opera e Danza del Teatro Comunale "Claudio Abbado": sono 14 i titoli in programma al via il 19 novembre prossimo con lo spettacolo performativo  Vissi d'arte. Vissi per Maria dedicato e incentrato sulla figura della divina Maria Callas. Otto spettacoli saranno realizzati dal Teatro
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Opera dal Centro-Nord
Schicchi nelle Stanze dell'Opera
servizio di Simone Tomei FREE

20240929_Ar_00_GianniSchicchi_MarioCassiAREZZO - Si è “consumata” nel Teatro Petrarca della città toscana una lodevole iniziativa locale che ha portato alla messinscena di un capolavoro pucciniano facente parte del celeberrimo Trittico: il Gianni Schicchi. L’iniziativa ha annoverato due aspetti interessanti e particolari.
In primis nel cast erano presenti molti talenti del progetto di
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Echi dal Territorio
Tutte le direzioni in Fall
servizio di Athos Tromboni FREE

20240927_Fe_00_IlGruppoDei10-TutteLeDirezioniInFall2024_MirabassiZanchiniVIGARANO MAINARDA (FE) - La programmazione autunno-vernina del Gruppo dei 10 riparte dallo Spirito di Vigarano Mainarda con l'ormai classico appuntamento di Tutte le direzioni in Fall. Gli otto eventi, che si svolgeranno da venerdì 11 ottobre a giovedì 26 dicembre 2024, sono stati presentati alla stampa e ai soci del Gruppo dei 10 oggi
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Eventi
Il Filarmonico 2025 inizia con Salieri
servizio di Athos Tromboni FREE

20240926_Vr_00_TeatroFilarmonico-Stagione2025_AntonioSalieriVERONA - Il giornalista e critico musicale Alberto Mattioli è stato il mattatore della presentazione della stagione lirica e sinfonica 2025 del Teatro Filarmonico, Arena di Verona. La conferenza stampa, aperta al pubblico, si è tenuta oggi nella Sala Maffeiana dello stesso teatro veronese e Mattioli ha raccontato storia e aneddoti legati ai titoli d'opera
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Jazz Pop Rock Etno
Ferrara in Jazz si comincia...
servizio di Athos Tromboni FREE

20240926_Fe_00_FerraraInJazz2024-2025_ImmanuelWilkinsFERRARA - La 26.esima edizione di Ferrara in Jazz è stata presentata oggi nella Sala dell'Arengo del Municipio dal presidente del Jazz Club, Federico D'Anneo, dal direttore artistico Francesco Bettini, dall'Assessore alla cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, e dalla direttrice del Conservatorio di Musica "Girolamo Frescobaldi", Annamaria
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Vocale
Donne nelle arie di Puccini
FREE

20240924_Fe_00_DonneNelleArieDiPuccini_NicolettaContiFERRARA - Il Teatro Comunale "Claudio Abbado" ha inaugurato il Festival di danza contemporanea con una prima esecuzione mondiale dello spettacolo Puccini's Opera - Voci di donne realizzato dalla coreografa e regista Monica Casadei con la sua Compagnia Artemis Danza di Parma.
Nell'ambito della giornata dedicata a
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Opera dal Centro-Nord
La solita bella Cenerentola
servizio di Simone Tomei FREE

20240923_Fi_00_LaCenerentola_TeresaIervolino_phMicheleMonastaFIRENZE - È tornata in scena al Teatro del Maggio Fiorentino La Cenerentola di Gioachino Rossini nell’ormai storico allestimento della regista Manu Lalli, scene di Roberta Lazzeri, costumi di Gianna Poli e luci di Vincenzo Apicella riprese da Valerio Tiberi. Ho parlato di questa mise-en-scene in due precedenti visioni del 2017 e 2018 alle quali vi rimando
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Opera dal Centro-Nord
Cavalleria e Schicchi buon cast mala regia
servizio di Simone Tomei FREE

20240922_Li_00_CavalleriaRusticana_DonataDAnnunzioLombardi_phEmanueleBaldanziLIVORNO - Il Festival Mascagni di Livorno 2024 si è chiuso con la rappresentazione delle opere Cavalleria rusticana e Gianni Schicchi, portando sul palco due compositori toscani di spicco: Pietro Mascagni e Giacomo Puccini. Per quale motivo si è scelto di accostare due opere così distanti tra loro? Lo spiega il direttore artistico del Festival, Marco Voleri
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Opera dal Nord-Est
Quattro serata in Arena
servizio di Simone Tomei FREE

20240903_Vr_00_Aida_AnnaPirozzi_phEnneviFotoVERONA - Ho partecipato al Festival areniano 2024 a Verona sul concludersi della stagione e qui vi racconto le mie quattro serate trascorse nell’anfiteatro scaligero: nella prima serata ho assistito all'intramontabile Aida di Giuseppe Verdi; la seconda serata mi ha coinvolto nella Tosca di Giacomo Puccini; poi Il barbiere di Siviglia di Gioachino
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