Pubblicato il 26 Settembre 2024
Ben 39 concerti dal 3 ottobre al 22 dicembre nel Torrione San Giovanni di Ferrara
Ferrara in Jazz si comincia... servizio di Athos Tromboni

20240926_Fe_00_FerraraInJazz2024-2025_ImmanuelWilkinsFERRARA - La 26.esima edizione di Ferrara in Jazz è stata presentata oggi nella Sala dell'Arengo del Municipio dal presidente del Jazz Club, Federico D'Anneo, dal direttore artistico Francesco Bettini, dall'Assessore alla cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, e dalla direttrice del Conservatorio di Musica "Girolamo Frescobaldi", Annamaria Maggese. Presente anche il presidente del Bologna Jazz Festival, Federico Mutti.
Numerosi i presenti alla conferenza stampa. È stata presentata la prima parte del cartellone jazzistico 2024/2025: sono 39 concerti da giovedì 3 ottobre a domenica 22 dicembre 2024. La seconda parte della rassegna, che verrà presentata a gennaio 2025, si svolgerà nell'inverno-primavera del nuovo anno e il totale degli appuntamenti musicali oltrepasserà i 90 concerti in poco più di sette mesi.
Considerata la quantità e qualità della stagione allestita dal Jazz Club Ferrara, l'assessore Marco Gulinelli ha ringraziato a nome dell'amministrazione comunale i dirigenti del sodalizio che svolge da tempo la propria attività nello storico Torrione San Giovanni di Corso Porta Mare 112 (angolo con Via Rampari di Belfiore 167), aggiungendo: «... sono particolarmente contento che il sostegno che l'Amministrazione comunale offre al Jazz Club Ferrara si concretizzi in questi risultati. Anche perché sono un appassionato di musica e mi piace molto il jazz. E anche perché la collaborazione fra Jazz Club e Conservatorio Frescobaldi consente a molti giovani musicisti di trovare nel Torrione San Giovanni un palco dove potersi confrontare con il pubblico.»
Intervenendo a sua volta, il presidente Federico D'Anneo ha espresso un pensiero... filosofico, dichiarando che il suo personale impegno (lui fa altro di mestiere, è avvocato) è rivolto a diffondere l'energia che c'è nella comunità attraverso anche la programmazione del suo Jazz Club: «... sì - ha chiosato - mi piace occuparmi di umanità.»
La pianista e direttrice del Conservatorio Frescobaldi, Annamaria Maggese, oltre a ringraziare il Jazz Club Ferrara per la collaborazione ha sottolineato che nel Torrione San Giovanni si svolge un'attività musicale meravigliosa che consente «ai nostri allievi dei corsi di jazz ma anche ad altri impegnati sul versante classico» di uscire dalla didattica fatta in aula per approcciare la professione di musicisti.
Infine il direttore artistico Francesco Bettini ha illustrato il cartellone, sottolineando che «... per sette mesi, il palco del Torrione accoglierà protagonisti del jazz italiano ed internazionale, giovani talenti emergenti, per un totale di oltre 90 appuntamenti dove sonorità più classiche si avvicenderanno ad altre contemporanee e sperimentali, regalando l’opportunità di poter fruire di un’ampia e variegata offerta musicale.»
In cartellone, nella prima parte della stagione, si segnalano artisti di spicco del panorama statunitense: aprirà la stagione giovedì 3 ottobre 2024 Immanuel Wilkins (il cui Quartetto formato dal leader al sax alto, Micah Thomas al pianoforte, Rick Rosato al contrabbasso, Kweku Sumbry alla batteria presenterà dal vivo e in anteprima l'ultimo disco, Blues Blood).

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La stagione autunno-invernale proseguirà poi con Chris Morrissey, Ronnie Foster, Peter Erskine, Bob Mintzer, Joe Locke, Erik Friedlander, Uri Caine, Pablo Held, Nelson Veras, Or Bareket, Jonathan Kreisberg, Donald Harrison, Will Bernard, Georges Cables, Aaron Parks, Tim Berne, Hank Roberts, Florian Hoefner, Bill Stewart e Larry Grenadier. Non mancheranno incursioni nell’ambito della musica sud americana con la presenza di Sofie Rei, Jorge Roeder, Joao Bosco e Jaques Morelembaum e una nutrita presenza di musicisti italiani da Franco D’Andrea, a Roberto Gatto, Michele Bonifati, Guglielmo Santimone, Giulio Campagnolo e la band GoGoDucks.
Nella seconda parte (che, come anticipato sarà presentata in dettaglio nel mese di gennaio 2025) il palinsesto sarà arricchito da musicisti del calibro di Enrico Pieranunzi, Nithai Hershkoviz, Bruce Forman, Michael Formanek, Ray Anderson, Jeremy Pelt, Eric Alexander, David Hazeltine, Kevin Hays, Pat Bianchi, Myra Melford, Ohad Talmor, Marta Sanchez, Ben Lamar Gay, Craig Taborn, Peter Evans, Kris Davis e molti altri.
Si rinnova la collaborazione con Associazione Istantanea, responsabile della camaleontica programmazione domenicale all’interno della quale si incontrano free jazz, classica contemporanea, punk rock, hip hop, musica tradizionale giapponese e cantautorato brasiliano.
Legata a corda doppia con Istantanea, spazio anche per la Tower Jazz Composers Orchestra, l’apprezzatissima resident band del Jazz Club Ferrara, quest’anno celebrata anche dalla mostra fotografica di Giuseppe Arcamone dal titolo “Shooting with the Tower Jazz Composers Orchestra” in parete dal 3 ottobre (inaugurazione alle 18,30) al 22 dicembre 2024.
L’attività del Jazz Club Ferrara vive anche una simbiotica compresenza con il Dipartimento Jazz del Conservatorio “Girolamo Frescobaldi”, sia in ambito didattico, ospitandone tutto l’anno le lezioni, i workshop, gli esami e le lauree, sia in ambito concertistico, quando nel mese di ottobre il Torrione è sede dei quattro appuntamenti della rassegna Fresh & Bold.
Numerose come sempre anche le occasioni per gli studenti e i musicisti del territorio ferrarese e non di confrontarsi nell’ambito delle jam session che ogni settimana animano il Torrione di San Giovanni.
Il ricco palinsesto di Ferrara in Jazz incrocia le programmazioni di storici partner come Bologna Jazz Festival (tra ottobre e novembre), Crossroads Jazz e Altro in Emilia-Romagna (in primavera 2025), 7 Virtual Jazz Club ospitando i vincitori del noto contest on line internazionale e Italia Jazz Club, per il palinsesto condiviso di Itaclub Jazz Fest.

Crediti fotografici: Fototeca gli Amici della Musica Uncalm
Nella miniatura in alto: il saxofonista Immanuel Wilkins che con il suo Quartetto inaugurerà il 3 ottobre la stagione al Torrione San Giovanni
Sotto, in sequenza: l'assessore Marco Gulinelli, il presidente del Jazz Club Ferrara Federico D'Anneo, il direttore artistico Francesco Bettini e la direttrice del conservatorio Frescobaldi Annamaria Maggese; 
il tavolo con Bettini, il presidente di Bologna Jazz Festival Federico Mutti, Gulinelli e la Maggese





Pubblicato il 01 Luglio 2024
Nel Teatro Comunale Claudio Abbado un omaggio a Freddy Mercury e ai Queen
Barcelona Opera Rock servizio di Edoardo Farina

20240701_Fe_00_BarcelonaOperaRock_RobertoMolinelliFERRARA - Dopo Ecce cor meum, inedito omaggio in versione orchestrale all’intramontabile  musica dei Beatles e L’isola disabitata di Franz Joseph Haydn in collaborazione con il locale Conservatorio “Girolamo Frescobaldi”, il 21 giugno 2024 con replica la serata successiva, è andato in scena l’eccezionale Barcelona Opera Rock & Queen greatest hits, musiche di Freddie Mercury nato Farrokh Bulsara a Stone Town in Tanzania nel 1946, di origini parsi parsi, morto a Londra nel 1991 e Mike Moran, con il Coro del Teatro Comunale di Ferrara Maestro Teresa Auletta, per la produzione Fondazione Teatro Comunale “Claudio Abbado”. Ultimo appuntamento dei dodici in cartellone relativi alla ricca programmazione nell’ambito della Stagione Opera/Balletto 2023-2024, il 18 ne è stata tenuta la conferenza di introduzione “Prima della Prima” nella sala del Ridotto con il Maestro Roberto Molinelli, Pierfrancesco Pacoda, critico musicale e saggista esperto in linguaggi, culture e stili di vita giovanili e Marcello Corvino, Direttore Artistico, in qualità di presentatore e moderatore. La potenza del rock, il sentimento del “bel canto” e un’orchestra si sono fusi per realizzare il concerto live dell’intero Barcelona, il capolavoro dei Queen - uscito nel 1998 - nato grazie all’incontro di due leggende: il leader della band britannica e una delle più grandi voci della storia del melodramma, il soprano spagnolo Montserrat Caballé (1933-2018).
Lirica e rock sinfonico riproposti nella città Estense dalla voce di fama internazionale Desireé Rancatore e da quella determinata del rocker svedese Johan Boding, accompagnati da due sezioni strumentali, il “Gruppo rock Ànema” costituito da Biagio Labanca (chitarra) - Maurizio Brancone (batteria) - Massimo De Stephanis (basso) - Alessandro Russo (tastiere) e una classica, formata dall’ “Orchestra Città di Ferrara”, diretti da Molinelli che ne ha sapientemente curato anche gli arrangiamenti. In varie teorie storiografiche, l’Opera Rock nasce come un'evoluzione del concept album e presenta notevoli affinità con il musical, al quale viene spesso assimilata dando inoltre origine a realtà analoghe legate ai più svariati stilemi compositivi, portando alla nascita, soprattutto a partire dalla seconda metà degli anni Novanta del Novecento, di creazioni classificabili come opera metalopera rap e opera hip hop che, nella loro natura di opera album, seguono principi analoghi.
Analogie esistono con il Rock Sinfonico ove i maggiori artefici di tale genere sono stati, solo per citarne alcuni, sicuramente i Tangerine Dreams, i Genesis, Mike Oldfield soprattutto con i tre Tubular Bells e naturalmente la psichedelia dei Pink Floyd o i Kraftwerk ove la stesura armonica è sempre composta da una suite solitamente dalla durata al massimo di venticinque minuti per parte, tanta ne poteva essere allora la portata di un vinile, senza soluzione di continuità. L'elemento caratteristico è invece la sua chiara struttura drammatica, in cui i brani musicali non soltanto sono legati da un tema o un argomento comune (come avviene nel Concept Album), ma presentano una precisa sequenza narrativa, con tanto di scene e personaggi.

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Per queste sue caratteristiche l'Opera Rock si presta frequentemente a essere esposta in forma di oratorio o dramma scenico in una natura spiccatamente musicale, la cui rappresentazione in forma scenica, divenendo così un musical a tutti gli effetti, collocandosi verso una forma del tutto autonoma e opzionale. Malgrado ciò, comunque, gran parte delle scelte, soprattutto in tempi recenti, vengono ideate sin dall'inizio per essere portate in scena come visto in numerose performance di successo quali ad esempio Jesus Christ Superstar ed Evita, non presentando generalmente momenti di prosa o recitativi, ma una sequenza ininterrotta di canzoni, in cui la componente teatrale e coreografica risulta di secondaria importanza. Negli ultimi anni, soprattutto in Italia, il termine è stato spesso assimilato a quello di Opera popolare, della quale le recenti Opere Rock rappresenterebbero un sottogenere.
Termine della prima parte dalla durata di circa un’ora costituita da una suite comprendente svariate forme musicali in duo, dalla romanza, al gospel, passando per diverse evoluzioni di natura lirica, Molinelli dopo avere ringraziato gli organizzatori e presentato i solisti dell’orchestra, ha voluto sottolineare la componente inedita dello spettacolo precisando di essere l’unico gruppo in Italia che vanta considerevolmente la possibilità di fare riascoltare un concerto di tale portata senza nulla togliere al lavoro di Freddie che all’epoca realizzò artisticamente da solo senza il supporto degli altri elementi del gruppo. L'album fu il frutto più importante di una collaborazione fortemente da lui voluta, innamorato della voce di Montserrat, essendone un suo ammiratore da tempo e come tale tra i due nacque una grande amicizia, connubio che allora trovò molti ostacoli con i discografici in quanto consideravano commercialmente assurdo e pericoloso fondere il loro sound trasgressivo e irruente con la compostezza ed eleganza che caratterizza la musica classica, temendo di rovinare un ampio mercato di parte consolidato per decenni da entrambi i protagonisti, collocati su stelle lontanissime tra loro. Iniziativa che riprese Luciano Pavarotti con il progetto Pavarotti & Friends durato dal 1992 al 2003 proponendo sinergie dai successi strepitosi che cambiarono per sempre l’abbinamento “rock-classica” dimostrando che le etichette poste riguardo i generi, sono sempre puramente limitate e aleatorie davanti alla grandezza della musica.
Selezionata la città di Barcellona per ospitare le Olimpiadi del 1992, Mercury fu contattato per scrivere una canzone che sarebbe stata l’inno ufficiale dei Giochi avendo l'idea di creare un duetto con la celebre di origini catalane che li portò a registrare l'intero Long Playng insieme al produttore Moran, di cui un'edizione speciale è stata pubblicata il 3 settembre 2012 presentando una versione con i precedenti brani strumentali sostituiti con una nuova orchestrazione sinfonica e percussioni dal vivo al posto di sintetizzatori e drum machine. Apprezzato soprattutto per la “title-track”, divenne una hit anche grazie al suo utilizzo per i Giochi Olimpici rappresentando un esperimento innovativo per la sua fusione di musica pop/rock e lirica che, grazie all’intreccio delle due grandi voci, ancora oggi è un inedito che raggiunge livelli altissimi di preziosa intensità. Seconda parte per ascoltare l’esecuzione invece dei più grandi successi dei Queen in una lunga carrellata in grado di attraversare gran parte di cinquant’anni di storia con brani indimenticabili come The Show Must Go On, Somebody to Love, We will rock you in un vero e proprio omaggio allo straordinario talento di Freddie e alla sua band.

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- “Quali difficoltà riscontriamo prevalentemente nel replicare i Queen oggi? – chiedo a Roberto Molinelli durante l’intervallo - e quanta ricerca è stata necessaria per creare un’imitazione musicalmente e in pratica perfetta della proposta anche se in parte volutamente diversa negli stili e abitudini originali?” 

“Per giungere a un risultato il più possibile esatto occorrono tantissimi anni di studio e attenzione onde evitare grottesche caricature ed errori, cosa che avviene da parte di gruppi poco esperti ove ci si limita all’esecuzione delle sole canzoni alla meno peggio, trascurando molto spesso tutta la parte coreografica e di immagine”.

- “Assistiamo al fenomeno delle cover band in modo direi felicemente preoccupante e ciò significa una mancanza di idee, di nuove formazioni dovute a un certo senso al problema congiunto con la “musica finita” o solo a una sorta di nostalgia rapportata a un paragone con una qualità attuale probabilmente non nelle condizioni di giungere ai livelli di allora, per lo meno riguardo coloro che appartengono alla nostra generazione… e quanto è rischioso, inoltre, assumersi la responsabilità relativa al confronto con un gruppo originale così noto?”

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Negli ambienti rock le cover band e le tribute band a volte vengono ignorate e citate con sufficienza se non addirittura disprezzate. Di solito, le prime rappresentano dei musicisti in grado di suonare un repertorio di altri autori, appunto di cover, mentre le seconde sono una formazione dedita esclusivamente all’esecuzione di un unico artista o formazione, che si tratti di Michael Jackson o i Rolling Stones. Le motivazioni che adducono i refrattari non sono mai del tutto chiare: è ovvio che nessuno può interpretare per fortuna o sfortuna le star nell’identico modo; se artisticamente può essere poco interessante imitarne i vari “complessi” di allora, così infatti erano chiamati, di conseguenza non avrebbe senso neppure proporre al pubblico un concerto di tale tipologia, quindi tanto varrebbe ascoltare il disco originale e nulla di più.
Con una tale confusione mentale si nega l’evidenza riguardo al fatto che la musica è eterna essendo sempre un linguaggio scritto rimanendone a disposizione l’esecuzione da parte di qualcuno leggendo la partitura… e va da sé che oggi possiamo godere delle sinfonie classiche o del repertorio cameristico dei secoli passati grazie a tutto ciò nonostante gli autori siano defunti da secoli, come sostenere ad esempio che l’Orchestra Filarmonica di Vienna è una cover band …evidentemente si! Verissimo che molti artisti rock suonano a “imitazione” senza conoscere la notazione ma le loro opere vengono comunque immediatamente trascritte, depositate e pubblicate dai vari editori.
Poi alcuni sostengono che la maggiore parte dei gruppi cover sono a volte molto meglio degli originali…affermazione un po’ azzardata, anche se noi cerchiamo di non essere da meno nel ricreare la medesima configurazione del suo tempo ... certo, il confronto è sempre rischioso e non privo di critiche, ma la soddisfazione maggiore è rappresentata dall’essere riusciti ad avvicinarsi in maniera possibilmente autentica. È logico che da parte nostra, per via di una orchestrazione classica così come viene rappresentata, non vi è l’intenzione plausibile di reiterare in maniera ferrea e filologica, sarebbe praticamente irrealizzabile, ma cercare di offrire una versione sinfonica e comunque originale, di sicuro effetto e coinvolgimento emotivo”.  Seconda parte per ascoltare l’esecuzione invece dei più grandi successi dei Queen in una lunga carrellata in grado di attraversare gran parte di cinquant’anni di storia con brani indimenticabili come The Show Must Go On, Somebody to Love, We will rock you, Radio Gaga, in un vero e proprio omaggio allo straordinario talento di Freddie e alla sua band. Grandiosa la voce di Boding dal tono decisamente sorprendente e superiore alle aspettative per via di una dinamica davvero molto simile al protagonista originale per tenuta e potenza, pur non essendo in possesso dei capelli dalla folta chioma nera, i baffi e la sua mimica gestuale dal fisico super palestrato nella leggendaria canottiera bianca (ma d’altronde nessuno l’ha mai chiesto!) preferibile rispetto coloro che tentano a tutti i costi di emulare inutilmente chi si è reso inimitabile e immortale, rischiando spesso di cadere nel ridicolo con tanto di abiti regali e corona in testa. Ottima sinergia nel duo, encomiabile con la Rancatore dalla intonazione perfettamente adeguata, ha convinto alternando grinta, dolcezza, vocalità espressiva ed eloquenti modulazioni, il tutto sotto la presente bacchetta di Molinelli dal look a tema e la direzione apparentemente scompigliata e stravagante come questa musica impone, ma in realtà attentissima, inframmezzando i brani con aneddoti e racconti dal piacevole intrattenimento e dalla forma chiara ed esaustiva.
La perfetta e sincronica concertazione del coro diretto dall’Auletta e l’orchestra, ove nelle sezioni dei violini era presente anche lo stesso Corvino, Antonio Aiello primo di fila e gli “Ànema” noti soprattutto per la divulgazione del repertorio tipicamente folklorico dell’Italia Meridionale, si sono avvalsi tra l’altro dei virtuosismi solisti di Labanca, stupendo con note pirotecniche alla chitarra elettrica, classica e persino flamenca nel difficilissimo Innuendo, senza nulla da invidiare addirittura alle capacità di Brian May.
L’esecuzione dalla perfezione tecnica, estrema pulizia di suono e sound supportato da una corretta amplificazione equilibrata e mai assordante, condizione non scontata come spesso avviene in questi casi, posta tra classicità e rock'n'roll nella forma e nella sostanza qui riprodotta nella tournée ferrarese dopo altrettante sedi prestigiose quali il Teatro Antico di Taormina nel 2022 e più recentemente il Teatro Petruzzelli di Bari, come ideato dai Queen titolari del “concept” di impostazione audio-video per il progetto originale, hanno fatto il resto.
Tutto esaurito, quindi, per la presenza in sala di un pubblico entusiasta e non del tutto giovanissimo come era ampiamente prevedibile costituito in maggiore parte dai “rockettari” degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso oggi over sessantenni, nostalgici senza tempo della musica dei quattro londinesi, Freddie, Brian, Roger e John dopo i Fab Four di Liverpool dal sangue blu nobiliare inglese, accogliendo l’evento con un entusiasmo senza precedenti e non mancando la standing ovation per giungere alla fine “caldi” e in piedi ballando e saltando su ritmi indimenticabili e pagine memorabili entrate ufficialmente nei libri di Storia della Musica.
L'esplosione di luci e suoni ha voluto ricreare a distanza di oltre tre decenni la loro spinta anticonformista, compresa la carica protestataria di quegli anni tramite un'immagine di repertorio trasgressiva, futurista e contraddittoria in conflitto tra le vecchie e nuove generazioni, complice la grande musica dell’epoca d’oro del Rock. Quella suonata per davvero.

Crediti fotografici: Marco Caselli Nirmal per il Teatro Comunale "Claudio Abbado" di Ferrara
Nella miniatura in alto: Roberto Molinelli
Sotto, in sequenza: Barcelona Opera Rock con Johan Boding, Desirée Rancatore, Roberto Molinelli che ha diretto l'Orchestra Città di Ferrara





Pubblicato il 29 Giugno 2024
Ravenna Festival ha dedicato al maestro Secondo Casadei una serata musicale a Cervia coi Ruvidi
Settant'anni di Romagna mia servizio di Attilia Tartagni

20240629_Cervia_00_RomagnaMiaARavennaFestival_SecondoCasadeiCERVIA (RA) - Ravenna Festival, dopo “Casadei secondo a nessuno” del 2013, omaggia di nuovo lo “Strauss di Romagna” e la sua celeberrima Romagna mia, una canzone diventata, al di là delle intenzioni dell’autore che la pubblicò per un caso fortuito solo nel 1954, l’inno della Romagna, un canto di nostalgia universale, un sempreverde che si incrementa nello scorrere del tempo. Ci siamo emozionati sentendola cantare in coro dagli angeli del fango, volontari di ogni età accorsi per liberare questa terra dai devastanti effetti dell’alluvione del maggio 2023.
Casetta mia, l’aveva intitolata Secondo Casadei in onore della casa faticosamente acquistata a Gatteo Mare e fu incisa senza particolari aspettative. Quel brano con testo italiano esulava dagli schemi compositivi delle oltre mille canzoni con testo in dialetto romagnolo e musica ballabile uscite dalla fantasia di Casadei,  già violinista nell’orchestra di Carlo Brighi detto “Zaclèn”  che lanciò il ballo a due in Romagna, memore delle esperienze mitteleuropee con il M° Arturo Toscanini.
Ma questa è un’altra storia, sia pure interessante per i suoi risvolti sociologici. La sala da ballo di Brighi infatti  vanificò la figura del sensale dei matrimoni ai tempi dei balli a gruppi: ora le coppie si formavano spontaneamente, languidamente allacciate nel valzer o scatenate in polka e mazurka e la passione che ci mettevano era tutta romagnola, intrisa dello spirito di questa terra.

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Romagna mia dunque non ebbe un grande lancio pubblicitario, semplicemente fin da subito piacque a tutti, come ha sottolineato Riccarda Casadei intervistata sul palco dal giornalista Pierfrancesco Pacoda, a chi la gettonava nei juke box e a chi la ascoltava ogni giorno da Radio Capodistria. Declinata perfino dal Papa Giovanni Paolo II in “Polonia mia”, la canzone fece esplodere dovunque la fama di Secondo Casadei, un musicista che per restare tale aveva rinunciato alla tradizione familiare di sarto, resistendo stoicamente negli anni di guerra all’invasione della musica americana e alle ristrettezze economiche indotte  dall’abbandono della sua musica ballabile, incurante, come ricorda la figlia Riccarda,  anche dei lanci di ortaggi di qualche scalmanato assuefatto alle sonorità della musica arrivata con gli eserciti alleati.
Casadei, pur attento ai fenomeni musicali emergenti, rimase sempre fedele a se stesso, certo che gli italiani sarebbero tornati alle proprie origini.
«...Tutto per mio padre era musica: così i cani si chiamavano Mozart e Beemolle e le nostre due galline Butterfly e Turandot, mentre le favole che mi raccontava erano tutte ambientate nel panorama musicale...» rammenta la figlia Riccarda, trasmettendo  l’immagine di un padre dolcissimo, seppure irrimediabilmente votato alla musica. Tanto da farsi portare, completamente ingessato dopo un terribile incidente, a riassestare la propria orchestra, ormai frammentata e litigiosa.

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Secondo Casadei, classe 1906, è mancato il 19 novembre1971 e con lui si è spenta una luce in chi ha condiviso la sua “romagnolità”, ma le sue tracce rimangono nella storia musicale e continuano a dare  luogo a varie derivazioni.
Fra gli eredi di Casadei va annoverato anche il  batterista-cantante Vince Vallicelli, portabandiera del dialetto romagnolo su sfondo blues e black music; insieme ai suoi Ruvidi,  validi musicisti e coristi, Vince riempie subito il palco, tutto in nero con quell’aureola di capelli candidi estranianti, e fin dalla prima canzone,  Un bes in bicicleta è evidente come abbia saputo conciliare il repertorio di Casadei con i propri gusti musicali.
Così la serata diventa in un viaggio in un mondo parallelo, su un Mississippi non estraneo alla Romagna, perché i sentimenti, il lavoro, la terra stabiliscono affinità elettive, dimensioni in cui il batterista-cantante fa incontrare Casadei, suo primo maestro della cui orchestra ha fatto parte ad appena 18 anni, e Tom  Waits, altro mitico artista a cui Vallicelli deve molto.
I brani di “Casadei secondo Vince” editi da Casadei Sonora hanno travolto il pubblico, lasciando notevoli spazi di virtuosismo ai bravissimi musicisti. L’apice è stato certamente La mi Rumagna, come da traduzione in dialetto romagnolo, in una forma molto ritmata che si sposa perfettamente con il dialetto, ma che forse fra tutte risulta la più forzata. Del resto Vallicelli è maestro del dialetto in blues e lo dimostra ripescando, come fuori programma, un suo vecchio cavallo di battaglia dedicato al musicista perso fra autostrada e  bar estranianti, un indiavolato inno alla solitudine dell’artista che il pubblico ha condiviso e applaudito con grandissima empatia quei "ruvidi" guidati da Vallicelli: Roberto Villa (basso e contrabbasso), Vanni Crociani (pianoforte), Fabio Mazzin (chitarre), Gionata Costa (violoncello), Andrea Costa (violino) e Alessandro e Francesco Maltoni (cori).
(la recensione si riferisce al concerto di giovedì 27 giugno 2024)

Crediti fotografici: Luca Concas per Ravenna Festival
Nella miniatura in alto: il maestro Secondo Casadei
Sotto, in sequenza: Vanni Vallicelli e i Ruvidi; Riccarda Casadei intervistata da Pierfrancesco Pacoda
In fondo, in sequenza: il contrabbassista Roberto Villa, il leader-band Vanni Vallicelli; una bella panoramica di Luca Concas sul pubblico presente a Cervia; i saluti finali della band






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Parliamone
Butterfly piccina mogliettina
servizio di Athos Tromboni FREE

20241012_Ro_00_MadamaButterfly_FrancescaDotto_phNicolaBoschettiROVIGO - Il Teatro Sociale ha inaugurato la propria stagione d'opera con l'attesa nuova produzione di Madama Butterfly coprodotta con il Teatro Verdi di Padova e il Teatro "Mario Del Monaco" di Treviso. Tutto affidato alle risorse locali venete, che vanno dal regista Filippo Tonon al direttore d'orchestra Francesco Rosa, alla costumista Carla Galleri (sarda di nascita, ma veneziana di formazione), all'Orchestra di Padova e del Veneto, al Coro Lirico Veneto istruito dal veronese Matteo Valbusa.
Fin dall'aprirsi del sipario si capisce immediatamente che il regista ha la mano pratica (e convincente) per dare a Giacomo Puccini ciò che è di Puccini: fedeltà al testo dei librettisti Illica e Giacosa e rispetto di quanto il compositore lucchese aveva studiato e realizzato per la sua "opera esotica" scritta tra il 1901 e il 1904; fedeltà al punto da mettere in scena (da parte di Tonon) non l'harakiri di Cio-Cio-San
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La Euyo prende residenza a Ferrara e Roma

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Miracolo al soglio di sor Giacomo
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20241020_00_TorreDelLago_FabrizioMiracoloPresidenteFondazioneFestivalPuccinianoTORRE DEL LAGO (LU) - È l’avvocato Fabrizio Miracolo il nuovo presidente della Fondazione Festival Pucciniano nominato dal sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, alla guida della stessa Fondazione; il neo presidente si dice  «... profondamente onorato per la fiducia ricevuta dal primo cittadino. È un incarico – ha poi proseguito – che rappresenta
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Opera dal Centro-Nord
Appunti dal Festival Verdi
servizi di Angela Bosetto e Nicola Barsanti FREE

20241017_Pr_00_GalaVerdiano+Macbeth_GiuseppeVerdiPARMA - Era il 10 ottobre 1813 quando, alle Roncole di Busseto, Luigia Uttini diede alla luce Giuseppe Fortunino Francesco Verdi, colui che, citando Gabriele D’Annunzio, avrebbe dato voce alla speranza e ai lutti, pianto e amato per tutti. Tradizione vuole dunque che, nell’ambito del Festival Verdi di Parma e Busseto, il decimo giorno del
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Opera dall Estero
Ballo in maschera di stelle
servizio di Ramón Jacques FREE

20241016_00_SanFrancisco_UnBalloInMaschera_MichaelFabiano_phCoryWeaverSAN FRANCISCO (USA), War Memorial Opera House - Ci sono alcune opere liriche che hanno un legame o un significato speciale con alcuni teatri, e una di queste è Un Ballo in Maschera di Giuseppe Verdi con la San Francisco Opera, titolo scelto dalla compagnia per avviare la nuova stagione, la 102 ̊ della propria storia. Quest'opera verdiana ebbe
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Opera dal Nord-Ovest
Giro di vite diversamente fatto
servizio di Simone Tomei FREE

20241014_Ge_00_IlGiroDiVite_KarenGardeazabal_phFedericoPittoGENOVA - Due teatri genovesi, il Nazionale ed il Carlo Felice, hanno avuto un’idea innovativa e affascinante per l’apertura della nuova stagione 2024-2025, proponendo un duplice spettacolo che unisce prosa e opera, presentato al Teatro Ivo Chiesa. È la prima volta in Italia che il pubblico può assistere a un dittico in cui viene messo in scena lo
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Eventi
Spiegato il cartellone col concertone
servizio di Athos Tromboni FREE

web_20241005_Fe_00_OperaEDanza2024-2025_MarcoGulinelliFERRARA - È stata presentata ieri la nuova stagione 2024/2025 di Opera e Danza del Teatro Comunale "Claudio Abbado": sono 14 i titoli in programma al via il 19 novembre prossimo con lo spettacolo performativo  Vissi d'arte. Vissi per Maria dedicato e incentrato sulla figura della divina Maria Callas. Otto spettacoli saranno realizzati dal Teatro
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Opera dal Centro-Nord
Schicchi nelle Stanze dell'Opera
servizio di Simone Tomei FREE

20240929_Ar_00_GianniSchicchi_MarioCassiAREZZO - Si è “consumata” nel Teatro Petrarca della città toscana una lodevole iniziativa locale che ha portato alla messinscena di un capolavoro pucciniano facente parte del celeberrimo Trittico: il Gianni Schicchi. L’iniziativa ha annoverato due aspetti interessanti e particolari.
In primis nel cast erano presenti molti talenti del progetto di
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Echi dal Territorio
Tutte le direzioni in Fall
servizio di Athos Tromboni FREE

20240927_Fe_00_IlGruppoDei10-TutteLeDirezioniInFall2024_MirabassiZanchiniVIGARANO MAINARDA (FE) - La programmazione autunno-vernina del Gruppo dei 10 riparte dallo Spirito di Vigarano Mainarda con l'ormai classico appuntamento di Tutte le direzioni in Fall. Gli otto eventi, che si svolgeranno da venerdì 11 ottobre a giovedì 26 dicembre 2024, sono stati presentati alla stampa e ai soci del Gruppo dei 10 oggi
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Eventi
Il Filarmonico 2025 inizia con Salieri
servizio di Athos Tromboni FREE

20240926_Vr_00_TeatroFilarmonico-Stagione2025_AntonioSalieriVERONA - Il giornalista e critico musicale Alberto Mattioli è stato il mattatore della presentazione della stagione lirica e sinfonica 2025 del Teatro Filarmonico, Arena di Verona. La conferenza stampa, aperta al pubblico, si è tenuta oggi nella Sala Maffeiana dello stesso teatro veronese e Mattioli ha raccontato storia e aneddoti legati ai titoli d'opera
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Jazz Pop Rock Etno
Ferrara in Jazz si comincia...
servizio di Athos Tromboni FREE

20240926_Fe_00_FerraraInJazz2024-2025_ImmanuelWilkinsFERRARA - La 26.esima edizione di Ferrara in Jazz è stata presentata oggi nella Sala dell'Arengo del Municipio dal presidente del Jazz Club, Federico D'Anneo, dal direttore artistico Francesco Bettini, dall'Assessore alla cultura del Comune di Ferrara, Marco Gulinelli, e dalla direttrice del Conservatorio di Musica "Girolamo Frescobaldi", Annamaria
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Vocale
Donne nelle arie di Puccini
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20240924_Fe_00_DonneNelleArieDiPuccini_NicolettaContiFERRARA - Il Teatro Comunale "Claudio Abbado" ha inaugurato il Festival di danza contemporanea con una prima esecuzione mondiale dello spettacolo Puccini's Opera - Voci di donne realizzato dalla coreografa e regista Monica Casadei con la sua Compagnia Artemis Danza di Parma.
Nell'ambito della giornata dedicata a
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Opera dal Centro-Nord
La solita bella Cenerentola
servizio di Simone Tomei FREE

20240923_Fi_00_LaCenerentola_TeresaIervolino_phMicheleMonastaFIRENZE - È tornata in scena al Teatro del Maggio Fiorentino La Cenerentola di Gioachino Rossini nell’ormai storico allestimento della regista Manu Lalli, scene di Roberta Lazzeri, costumi di Gianna Poli e luci di Vincenzo Apicella riprese da Valerio Tiberi. Ho parlato di questa mise-en-scene in due precedenti visioni del 2017 e 2018 alle quali vi rimando
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Opera dal Centro-Nord
Cavalleria e Schicchi buon cast mala regia
servizio di Simone Tomei FREE

20240922_Li_00_CavalleriaRusticana_DonataDAnnunzioLombardi_phEmanueleBaldanziLIVORNO - Il Festival Mascagni di Livorno 2024 si è chiuso con la rappresentazione delle opere Cavalleria rusticana e Gianni Schicchi, portando sul palco due compositori toscani di spicco: Pietro Mascagni e Giacomo Puccini. Per quale motivo si è scelto di accostare due opere così distanti tra loro? Lo spiega il direttore artistico del Festival, Marco Voleri
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Opera dal Nord-Est
Quattro serata in Arena
servizio di Simone Tomei FREE

20240903_Vr_00_Aida_AnnaPirozzi_phEnneviFotoVERONA - Ho partecipato al Festival areniano 2024 a Verona sul concludersi della stagione e qui vi racconto le mie quattro serate trascorse nell’anfiteatro scaligero: nella prima serata ho assistito all'intramontabile Aida di Giuseppe Verdi; la seconda serata mi ha coinvolto nella Tosca di Giacomo Puccini; poi Il barbiere di Siviglia di Gioachino
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