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Nella Davies Symphony Hall di San Francisco č andata in scena l'opera di Kaija Saariaho |
Adriana Mater e l'amore materno |
servizio di Ramón Jacques |
Pubblicato il 02 Luglio 2023 |
SAN FRANCISCO (USA) - Davies Symphony Hall, 10 giugno 2023. Adriana Mater, opera in due atti e sette scene su libretto in francese, è la seconda opera lirica della compositrice finlandese Kaija Saariaho, il cui libretto è stato scritto dal suo collaboratore, lo scrittore e giornalista franco-libanese Amin Maalouf . L'opera, che fu rappresentata in prima assoluta all'Opera di Parigi (il 3 aprile 2006 alla Bastiglia) e che fu coprodotta con l'Opera Nazionale Finlandese, nacque grazie all'insistenza e alla persuasione di Gerard Mortier, allora direttore del teatro francese, nei confronti della stessa Kaija Saariaho che aveva espresso che dopo L'Amour de loin non aveva grande interesse o abbastanza ispirazione per dedicarsi alla composizione di altre opere. Dopo la prima di Adriana Mater a Helsinki, città natale della compositrice, e nel Regno Unito nel 2008, nell'estate dello stesso anno l'opera ha avuto le sue prime rappresentazioni americane alla Santa Fe Opera, e poi non è stata programmata da nessun teatro importante. Nonostante Saariaho abbia un ampio e ricco catalogo di composizioni orchestrali e vocali, oltre che di opere e oratori, in generale la sua opera rimane confinata ingiustamente in una sorta di limbo, poiché non riceve la diffusione e il riconoscimento che merita. Per questo la ripresa di Adriana Mater, eseguita dalla San Francisco Symphony, diretta da due promotori del suo lavoro, il direttore d'orchestra Esa Pekka-Salonen e il regista Peter Sellars (la stessa persona che si occupò della messa in scena della première di Adriana Mater a Parigi) è stata un'occasione unica, storica e imperdibile. C'era una certa aura di mistero e sorpresa nella Saariaho quando le fu annunciato che la sua opera era stata scelta per essere ascoltata alla Davies Symphony Hall di San Francisco, quasi come l'annuncio della San Francisco Opera, solo pochi giorni prima delle esibizioni di Adriana Mater, che nella prossima stagione, nel giugno 2024, sarà programmata la prima americana dell'opera Innocence, un progetto che ha debuttato ad Aix- en-Provence, in Francia, nel 2021.
Era difficile immaginare che lo stato di salute della compositrice le avrebbe permesso di essere presente a una delle rappresentazioni delle sue due opere a San Francisco, e purtroppo si è appreso che il 2 giugno 2023, appena sei giorni prima della première a San Francisco di Adriana Mater, la compositrice è morta nella sua casa di Parigi. Con un po' di fastidio e disappunto, sono rimasto sorpreso dal fatto che l'orchestra non abbia rilasciato un comunicato facendo eco alla notizia, e che l'abbia menzionata giorni dopo in una e-mail tra le notizie generali e il calendario degli eventi futuri. Alla recita a cui ho assistito, nel programma di sala è stato inserito solo un foglio bianco che recitava «In Memoriam Kaija Saariaho (1952-2023)» e indicava che l'orchestra aveva dedicato i concerti in onore della sua vita e della sua opera, e conteneva due brevi e concisi articoli firmati da Esa Pekka-Salonen e da Peter Sellars, scritti in modo freddo e impersonale, probabilmente da qualche specialista in pubbliche relazioni. E della compositrice, della sua opera o della sua morte, non è stato menzionato nulla durante la performance.
Penso che nel caso di un'importante e influente compositrice contemporanea, conosciuta in tutto il mondo per le sue composizioni, e per i suoi meriti (tra altri, come quello di essere stata la prima compositrice a vedere allestita una sua opera al Metropolitan di New York in quasi cent'anni) e considerando che il lavoro che l'orchestra doveva eseguire quella settimana era il suo, stupisce che il triste evento sia passato praticamente sotto silenzio. Per quanto riguarda il lavoro, Saariaho ha offerto non solo un'opera interessante, ma ha anche effettuato una profonda ricerca di cosa sia l'amore materno, traendo ispirazione per essa dai ricordi personali della sua prima gravidanza. La trama si svolge in un paese fittizio dei giorni nostri che sta attraversando una guerra civile, dove la giovane Adriana rimane incinta dopo essere stata violentata da un soldato di nome Tsargo, ma decide di tenere il bambino nonostante le insistenze della sorella Refka, che tenta di impedirlo. Tutto questo accade nel primo atto. Nel secondo atto, trascorsi 17 anni, Adriana vede suo figlio Yonas crescere con irrequietezza e in lei si insinua il dubbio che possa diventare un uomo violento come suo padre anziché una persona premurosa e gentile come lei. È una storia che si concentra sui rapporti umani, in particolare sulla famiglia e sul significato della maternità, ai margini del contesto bellico e politico delineato con il contributo di Malouuf al libretto vista la sua esperienza come corrispondente di guerra e giornalista. Dirò che mi è piaciuta e mi ha convinto la visione che Peter Sellars ha dato alle sue recenti produzioni, spesso presentate nelle sale da concerto dato il suo rapporto di lavoro con la LA Philharmonic, dove a dicembre ha diretto Tristano e Isotta, e con la San Francisco Symphony, dove ha diretto l' Edipo Re di Stravinskij e ora Adriana Mater. Soprattutto mi è piaciuto che Sellars abbia detto che, per comunicare al meglio, la parte scenica al centro dello spettacolo deve essere basata sulla musica, sul canto e la recitazione, senza allestimenti elaborati e con pochi elementi, che lui stesso ha descritto come un maniera di “drammatizzare i concerti” e che questa dovrebbe essere la tendenza futura nei teatri. Questa volta no, non condivido le sue scelte registiche: ha posizionato quattro piccole pedane quadrate, due nella parte anteriore del palco e due su un livello più alto nella parte posteriore destra dell'orchestra, creando il proprio spazio per ciascuno dei quattro personaggi. Purtroppo le pedane hanno complicato il posizionamento dell'orchestra e il movimento degli artisti mentre scendevano tra i musicisti dalle pedane superiori. Il direttore d'orchestra era posto su un lato del palco, dirigendo in diagonale, rendendolo difficile da vedere per alcuni musicisti e solisti in movimento. Al di là della logistica, l'approccio di Sellars è stato inappropriato, puntando nella direzione sbagliata, quella della guerra e della violenza, invece che sul tema centrale della maternità e dei rapporti familiari. I protagonisti sono infatti Adriana e sua sorella Refka, e in misura minore Yonas. Sistemandoli a cantare nel proprio spazio, i tre protagonisti mancavano di vicinanza e raramente interagivano sulla stessa pedana. C'erano eccessi e segni di violenza, da parte di Yonas e Tsango, a causa dell'uso costante di armi automatiche; e eccessi, nel primo atto da Tsango, per forzare uno stupro, che alla fine non si vede in scena, e nel secondo atto da Yonas che nella sua furia e disperazione cerca di uccidere suo padre, che era diventato un uomo anziano, disabile, cieco e che dormiva per strada. I costumi di Camille Assaf, ambientando la scena al giorno d’oggi, erano ordinari e consistevano in jeans, stivali e felpe scure per gli uomini e abiti semplici e colorati per le donne; e le luci di James F. Ingalls, collaboratore abituale di Sellars, non hanno apportato nulla di particolare. Come ulteriore dettaglio da menzionare, nell’austero allestimento, non si sa per quale scopo, se per mostrare che si era nel presente, nella modernità o per provocare (Sellars è noto per questo), i personaggi cantavano le loro parti leggendo le loro partiture su un iPad. Ciò causava continue distrazioni tra gli artisti che guardavano costantemente il dispositivo e anche tra il pubblico che non ne capiva il significato. Di fatto è che qui la musica e il canto hanno sopravanzato una messa in scena fallita e superflua, in un'opera che, a mio avviso, avrebbe ricevuto il massimo in una versione da concerto. Penso che Sellars sia andato qui nella direzione opposta a quanto aveva espresso in modo convincente negli ultimi tempi. Dal punto di vista orchestrale, la partitura è sontuosa, con molte svolte drammatiche e morbide o tenere, in una scrittura moderna, a volte necessariamente atonale e intensa, con ritmi polifonici, che dimostrano nella compositrice una comprensione del momento emotivo e sentimentale che avrebbero vissuto i personaggi. Saariaho ha commentato che per comporre una seconda opera ha dovuto allontanarsi da quel mondo intimo e isolato legato alla composizione di L'Amour de loin e aprirsi alla musica di eventi che hanno avuto un impatto, positivo o negativo, su ciò che era accaduto nel mondo, anche menzionando gli eventi dell'11 settembre 2001, e persino aprendosi ad accettare collaborazioni e influenze da altri compositori e stili musicali. Saariajo ha incorporato in questa partitura registri vocali diversi da quelli su cui aveva precedentemente lavorato come la voce di tenore, o quella di un mezzosoprano profondo o contralto per la protagonista di Adriana. Esa Pekka-Salonen ha diretto con sicurezza ed evidente attaccamento al pezzo, dimostrando la conoscenza delle parti, delle sfumature, con un gruppo di musicisti che hanno risposto con esplosività, entusiasmo e gioia, consapevoli che lo spartito davanti a loro rappresentava un'occasione unica. Il lavoro richiede un coro di voci femminili, e i membri del Coro Sinfonico di San Francisco, diretti da Jenny Wong, e posti nella parte in alto a sinistra dell'orchestra, per la morbidezza e la sottigliezza del loro canto, sembravano ninfe che trasmetteva un messaggio di speranza, creando un equilibrio tra intensità e saggezza. Il personaggio di Adriana ha beneficiato della presenza dello spettacolare mezzosoprano inglese Fleur Barron, eccezionale interprete dalla voce cupa, adatta alla parte, di colorita e particolare brillantezza timbrica, con la quale ha saputo rendere giustizia al malinconico e drammatico tessuto orchestrale associato al suo personaggio, armonicamente ricco. Dotata di bell'aspetto e di presenza scenica, ha mostrato un coinvolgimento emotivo con il ruolo in palcoscenico che raramente ho visto.
Nel ruolo della sorella Refka, il soprano francese Axelle Fanyo ha mostrato un'espressività idiomatica, una facilità di canto sul leggero tessuto armonico e un'ampia estensione vocale che ha saputo proiettare tra linee strumentali gravi e acute. Anche il suo disimpegno attoriale è stato credibile. Da parte sua, il baritono Christopher Purves, ha impersonato bene Tsargo, recitando, come detto, con una aggressività inutile, ma cantando in modo adeguato la sua parte che è musicalmente ritmica, e che richiedeva un colore grigiastro nel timbro che a volte veniva offuscato dall'intensità dei contrabbassi. Non so perché i momenti di tensione o di drammaticità indicati nei libretti vengano interpretati da alcuni artisti come sinonimo di ruvidezze inutili, violenza, eccesso di recitazione e forza vocale smodata, come è accaduto al tenore Nicholas Phan, che personificava il personaggio del giovane Yonas. Insisto che non era necessario perché era evidente che la musica che accompagnava il suo ruolo era energica e leggera, illuminata dalle trombe, come se l'intenzione della compositrice fosse quella di alleggerire il secondo atto con questo personaggio. Phan, ha buoni mezzi vocali, ma nel suo ruolo non è stato all'altezza nel rapporto e nell’interazione con sua madre Adriana. Alla fine, il numeroso pubblico presente a questa recita si è rivelato essere il miglior tributo all'opera della compositrice finlandese.
Crediti fotografici: Brittany Hosea-Small San Francisco Symphony Nella miniatura in alto: il regista Peter Sellars Sotto in sequenza: Fleur Barron (Adriana); Esa Pekka-Salonen; Axelle Fanyo (Refka); Nicholas Phan (Yonas) e Fleur Barron; Christopher Purves (Tsargo) Al centro: ancora Fleur Barron con Christopher Purves e con Nicholas Phan In fondo: saluti e baci finali
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