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Madama Butterfly accolta con molto favore al Plautus Festival di Sarsina |
Battistini ottima Cio-cio-san |
servizio di Edoardo Farina |
Pubblicato il 18 Agosto 2015 |
SARSINA (FC) - Tra le proposte della 55.ma edizione del Plautus Festival di Sarsina, nel forlivese, patrocinata dall’Assessorato alla cultura del Comune, in cartellone una delle pagine più note e complesse del melodramma italiano, Madama Butterfly di Giacomo Puccini brillantemente portata a termine il 14 agosto 2015 nella pomposa sede del teatro all’aperto Arena Plautina. Tutto esaurito per i celebri tre atti, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, denominata originariamente "tragedia giapponese in due atti”; l'opera era dedicata alla regina d'Italia Elena di Montenegro e tratta da un racconto dell'americano John Luther Long scritto nel 1898 con l’omonimo titolo. Puccini scelse il soggetto della sua composizione dopo avere assistito al Duke of York's Theatre di Londra nel luglio 1900 (altre versioni storiche lo vedono invece a New York nel marzo dello stesso anno in occasione del medesimo evento) alla tragedia messa in scena in un solo atto da David Belasco drammaturgo, impresario e regista teatrale statunitense. Pur non comprendendo una parola della recitazione in quanto non conosceva l'inglese, fu comunque tanto colpito dalla vicenda intima dei protagonisti, dalla carica emotiva, dall'ambientazione insolita, che decise di trarne un’opera lirica con soggetto esotico e ci riuscì, tanto che i giapponesi la ritennero da subito propria; arrangiò alcune melodie di canzoni native, ascoltò i loro dischi e si fece correggere i nomi dei personaggi in modo da renderli più realistici cercando di reperire informazioni particolareggiate sul Giappone, le abitudini ma soprattutto le sue musiche (non avendo mai impiegato comunque nelle sue note, scale e stilemi orientali), pur non avendolo mai visitato.
Per la stesura del dramma, il Maestro toscano si documentò senza sosta e minuziosamente sui vari elementi asiatici che ritenne necessario inserirvi. Lo aiutarono particolarmente una nota attrice giapponese, Sada Yacco e la moglie dell'ambasciatore nipponico con la quale parlò in Italia facendosi descrivere usi e costumi dell'affascinante popolo del Sol Levante. Iniziata nel 1901, la composizione procedette con numerose interruzioni: l'orchestrazione venne avviata nel novembre del 1902, portata a termine nel settembre dell'anno seguente e soltanto nel dicembre 1903 l'opera poté dirsi completa in ogni sua parte. Gli abiti furono disegnati da Giuseppe Palanti, il più importante pittore, pubblicitario, illustratore, scenografo, figurinista italiano di allora. Questa sarebbe stata la sesta opera, dopo Le Villi, Edgar, Manon Lescaut, La Bohème e Tosca. La sera del 17 febbraio 1904, al Teatro alla Scala di Milano, dove si rappresentò la “prima”, Madama Butterfly cadde invece clamorosamente; il linguaggio formale e contenutistico di Puccini, moderno e innovativo, non venne compreso. Di fronte all'incredibile insuccesso, il compositore riprese in mano il libretto, alleggerì le scene, modificò alcune arie e ripresentò il suo lavoro a Brescia al Teatro Grande il 28 maggio dello stesso anno e da quel giorno iniziò la sua vera fortunata esistenza. In seguito Puccini ritoccò ancora gli effetti scenici per le repliche del 1906 al Covent Garden di Londra ed al Theater National de l’Opéra-Comique di Parigi. Nel 1920 tornò nuovamente sulla partitura, ripristinando nel primo atto un assolo di Yakusidè, lo zio ubriacone della protagonista, ma l'editore Ricordi non pubblicò mai la nuova versione. «Durante il soggiorno a Nagasaki, Pinkerton (Renzo Zulian, tenore) sposa la geisha Cio-cio-san secondo il rito giapponese, non riconosciuto negli Stati Uniti. Ma il matrimonio per l'americano è solo un gioco, fatto per vanità e spirito d'avventura, diversamente da Butterfly (Raffaella Battistini, soprano), la quale si è innamorata di lui tanto da rinnegare fede e famiglia. Poco dopo Pinkerton ritorna in America non mandando più sue notizie per tre anni. Butterfly però, forte di un amore ardente e tenace, aspetta il suo ritorno "con sicura fede" e, pur struggendosi nella lunga attesa accanto al bimbo nato dal breve matrimonio, continua a ripetere a tutti la sua incrollabile fiducia nell’attesa dell'amato, rifiutando le proposte dei pretendenti e trascorrendo la vita quasi in miseria, aiutata dalla fedele Suzuki (Christine Knorren, mezzosoprano). Per toglierle ogni illusione, il Console Sharpless (Lisandro Guinis, baritono) si reca da Butterfly per leggerle la lettera ricevuta da Pinkerton in cui egli annuncia la sua venuta con la moglie americana Kate (Rachele Vespignani, mezzosoprano). La lettura però è continuamente interrotta da Cio-cio-san che, ingenuamente, crede che il marito torni da lei. All'improvviso un colpo di cannone annuncia l'arrivo di una nave da guerra nel porto: è la nave di Pinkerton. Purtroppo le cose si rivelano presto ben diverse da come Butterfly sperava: Pinkerton e la moglie sono tornati per portare il bambino via con loro. Di fronte all'evidenza dei fatti Butterfly comprende la sua grande illusione, la felicità sognata accanto all'uomo amato è svanita del tutto e decide quindi di scomparire dalla scena del mondo. In silenzio, senza clamore, dopo aver abbracciato disperatamente il figlio, si immerge un pugnale nel petto facendo harakiri. Quando Pinkerton, sconvolto dal rimorso, entrerà nella casa di Butterfly per chiederle perdono, sarà troppo tardi: la piccola geisha ha terminato di soffrire.»
L'opera parla di uno scontro di culture, una faida tra nazioni dalle tradizioni troppo distanti per non potere, direttamente e non, entrare in conflitto: la disfida tra il Giappone tradizionalista delle timide geishe e l'America progressista degli arrampicatori sociali. È il racconto del piccolo dramma di Cio-Cio-San, che appena quindicenne si invaghisce del tenente della Marina americana B.F. Pinkerton, rinnegando per lui la propria religione e i propri culti; abbandonata dai parenti furiosi per la scelta esecranda, Butterfly verrà lasciata anche da Pinkerton con in dote il figlio del suo nefasto amore: speranzosa di rivedere l'amato, lo vedrà tornare soltanto a distanza di anni, ormai sposo di una donna americana e intento a strapparle il bambino; l'esito è tragico, con Cio-Cio-San costretta a togliersi la vita. Intarsi straordinari, esempio di dolore e lirismo in cui la meravigliosa attitudine compositiva di Puccini fa onore con superba maestria nel supporto strumentale da parte dell’Orchestra Città di Ferrara - associazione autonoma di musicisti nata nel 1992 con il sostegno del M° Claudio Abbado ove il primo concerto ha avuto luogo nello stesso Teatro Comunale di Ferrara oggi intitolato al grande direttore. «Presentare “Madame Butterfly” è un impegno notevole dal coinvolgimento emotivo enorme - chiedo al direttore Fabrizio Da Ros - trattandosi di pagine note al panorama internazionale, in qualche modo mai scontate e soggette sempre a critiche e lusinghe …» «Sì - risponde - la soddisfazione maggiore di quest’opera è giungere alla fine sperando di avere appagato il pubblico per davvero, trattandosi infatti di un lavoro lungo e molto faticoso, soprattutto nel coordinare orchestra e coro nella seconda parte quando deve cantare dietro le quinte senza poter seguire la direzione, secondo la sceneggiatura… Poi il riuscire a esprimere correttamente l’essenza del melodramma attraverso abbacinanti e intramontabili arie celebri come "Spira sul Mar", "Un bel dì vedremo" e "Tu, tu, piccolo Iddio", il famosissimo “Coro a bocca chiusa” ove si esprimono in maniera esaustiva le rispettive sensazioni di effimera felicità, speranza e sgomenta dignità di Butterly. Si tratta di autentiche pennellate ad arte che devono rendere bene le molteplici forme di un orgoglio, quello giapponese, vedendo nell'etica dell'impegno personale un vincolo, che se non rispettato, non può che avere giusto ed inevitabile compimento nell'harakiri, forse la parte più suggestiva e attesa del finale, tanto nota quanto sempre di grande attenzione… ” Sotto la bacchetta di Da Ros, il Coro Lirico “Maria Callas” di Cesena concertato da Giorgio Borghi e la Corale Lirica “San Rocco” di Bologna diretta da Marialuce Monari hanno saputo sostenere egregiamente i due principali protagonisti: Renzo Zulian è riuscito a esprimere un Pinkerton in modo assai convincente, l'archetipo dello Yankee americano, l'esponente di una civiltà che ha dimenticato la ritualità dell'unione spirituale, il meschino che nel momento della verità non sa confrontarsi con le proprie decisioni: Addio, fiorito asil recita il tenente nel rivedere la sua antica dimora di Nagasaki, incapace di discernere tra i vecchi rimpianti e i presenti legami affettivi, tasselli incompatibili di culture che anche la storia avrebbe visto collidere in più di una tragica circostanza nella folgorante e profetica attualità del messaggio di Puccini.
Poi insieme alla primadonna Raffaella Battistini, dalla voce morbida ma dal sostegno corposo, coinvolta soprattutto nell’esposizione del secondo atto in veste dapprima quasi esclusivamente di solista, quindi a conclusione in un perfetto duo sincronico - tra gli altri Che tua madre dovrà prenderti in braccio (Butterfly e Sharpless) e Scuoti quella fronda, (Butterfly e Suzuky) - dove entrambi non hanno deluso decisamente le aspettative dando il massimo del loro potenziale e capacità artistiche, interpretando con garbo e grande sicurezza una difficile “Madama Butterfly”, senza nulla togliere a tutti gli altri attori ed eccellenti cantanti. Giacomo Puccini, considerato il musicista "patetico" per antonomasia, dispone di poesia autentica delle piccole umili cose, intimismo che tocca nervi sensibili. Nei suoi melodrammi si rivelano verità profondamente sofferte, sentimenti umani universali, qui bene espressi e musicalmente valorizzati, per merito di un intero cast che ha saputo lavorare per le scene, l’allestimento, i costumi a cura di Maria Teresa Nanni, il tutto sotto la regia stilizzata di Alberto Umbrella, avendo dimostrato di fornire una prova di bravura grazie a due ingredienti fondamentali: un allestimento scenografico ed una coreografia di gran classe decisamente sopra le righe.
Crediti fotografici: Ufficio stampa Plautus Festival, Sarsina (Fc) Nella miniatura in alto: Raffaella Battistini grande protagonista Al centro: Renzo Zulian con la Battistini nel duetto del primo atto; Una scena ancora con la Battistini In basso: i saluti finali del cast fra le ovazioni del pubblico
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AREZZO - Si è “consumata” nel Teatro Petrarca della città toscana una lodevole iniziativa locale che ha portato alla messinscena di un capolavoro pucciniano facente parte del celeberrimo Trittico: il Gianni Schicchi. L’iniziativa ha annoverato due aspetti interessanti e particolari. In primis nel cast erano presenti molti talenti del progetto di
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